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Riscoprendo l’Abruzzo della via Tiburtina Valeria Claudia

Dal cuore dell’Abruzzo ci sono due possibili scelte per raggiungere la costa dell’Adriatico: si può scegliere di viaggiare in treno o di passare in automobile per le Autostrade dei Parchi, ma non solo. Molti continuano però a scegliere una delle strade più antiche d’Europa, la via consolare che da Roma portava fino a Pescara, la via Tiburtina Valeria Claudia.

La Tiburtina Valeria è stata rinominata Strada Statale 5 e in seguito Strada Regionale 5. Il tragitto offre una panoramica eccezionale dei tesori dell’Abruzzo: le sue montagne, i castelli e i piccoli borghi incastonati nella roccia, i pendii collinari e infine l’azzurro della costa. Gli appassionati del viaggiare “slow”, i ciclisti più volenterosi e gli amanti della natura saranno sicuramente appagati da un percorso di una strada che vanta più di 2000 anni di storia, seguendo ancora vari tratti di una delle strade consolari più importanti dell’epoca romana.

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La via venne fatta edificare dal console Marco Valerio Massimo Potito nel 286 a.C.. Inizialmente questa strada partiva da Roma, esattamente dove oggi si trova piazza Vittorio, ma con la costruzione delle Mura aureliane il suo inizio venne spostato a Porta Tiburtina. Prese quindi il nome di via Tiburtina, portando da Roma a Tibur (odierna Tivoli) e in seguito di via Valeria quando con un lungo attraversamento della Marsica fu estesa fino a Corfinio. Tra il 48 e il 49 d.C. l’imperatore Claudio la congiunse con Pescara, da qui quindi il nome Tiburtina Valeria Claudia.

Già prima dell’arrivo dei romani gli abruzzesi avevano creato un loro sistema viario affidabile, funzionale a quella che era una delle arti più antiche che si siano sviluppate nel luogo: la transumanza. I romani potenziarono però moltissimo questo sistema e la costruzione delle strade divenne uno dei fattori più significativi del loro estesissimo dominio.

Quando l’Impero arrivò al suo apice i romani avevano costruito un’efficientissima rete stradale lunga ben oltre 100.000 km. La costruzione di queste seguiva uno standard estremamente preciso, replicato in tutte le province dell’Impero. Questo rese i movimenti delle truppe romane incredibilmente veloci, facilitò gli scambi commerciali e mise in contatto Roma con le zone più periferiche dell’impero.

Nell’antichità i viaggi duravano giorni, settimane, se non mesi. I romani intuirono che i viaggiatori avevano bisogno di punti di sosta sicuri e accoglienti. Il governo decise quindi di istituire delle stazioni di sosta ufficiali che distavano circa 15-18 miglia l’una dall’altra, dette “mansiones”. Qui si eseguiva il controllo dei passaporti, e non solo. Presto intorno alle mansiones sorsero aree di servizio dedicate ai privati viaggiatori in cerca di riposo e di ristoro, dette “cauponae”, come anche luoghi in cui poter pernottare che presero il nome di “tabernae” (equivalenti ai nostri odierni “ostelli”). Molte città nacquero e si svilupparono proprio intorno a questi punti di aggregazione sorti lungo le vie romane.

Qui si mangiava e beveva in ambienti che ricordano molto i nostri moderni “fast-food”, ci si riposava e ci si svagava anche nei modi più disparati, come ci confermano i ritrovamenti archeologici e molti graffiti. I romani amavano molto godersi la vita e per loro anche il viaggio, sebbene questo rappresentasse all’epoca un’attività dura e pericolosa, poteva rivelarsi occasione di socialità e di svago. Risaputo era anche il loro grande amore per il gioco, condiviso tanto dai privati viandanti in sosta che dai loro più potenti imperatori. Anche gli imperatori furono grandi fruitori degli efficienti servizi stradali romani, fiore all’occhiello dell’impero. Le cronache raccontano che l’imperatore Tiberio corse al capezzale di suo fratello Druso Germanico, che stava agonizzando di gangrena a causa di una caduta da cavallo. Il tempo stringeva e così Tiberio dalla Dalmazia in meno di 24 ore coprì più di 200 miglia arrivando in Germania fino a Mogontiacum (odierna Magonza). L’imperatore si avvalse delle “mutatio” ovvero di quelle stazioni di cambio nelle quali era possibile cambiare il proprio cavallo sfiancato dallo sforzo del viaggio con un cavallo più riposato.

Diventa quindi interessantissimo riscoprire oggi quanta vita vi fosse in queste strade e quali segni abbiano lasciato queste vie in una regione ricca di storia come l’Abruzzo.
Il regista pescarese Alessio Consorte ha lavorato ad un documentario dal titolo “Decumano Maximo” che mira proprio alla riscoperta delle vie consolari di epoca romana. Ha ridisegnato infatti la mappa degli insediamenti delle truppe di Cesare del 44 a.C., ha coinvolto decine di volontari e esperti per cercare grazie a droni, metal detector e georadar le tracce di questo passato. Oggi sono ancora visibili i resti degli antichi lastricati della strada, ma non solo.
Sul tema è stato veramente rilevante anche il lavoro della Prof.ssa Loredana Mambella, docente presso l’Università La Sapienza di Roma. La studiosa ha proposto in più incontri un video che ripercorre la via da Roma verso Pescara attraversando le città sorte lungo la Tirburtina Valeria, analizzando le peculiarità culturali di una zona che vanta un patrimonio culturale unico e preziosissimo.