È stato appena presentato, ma il Ponte del Cielo, opera pensata e tanto voluta dall’ex sindaco e attuale presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, già genera molte polemiche.
Il Ponte del Cielo, il cui costo si aggira intorno al milione di euro, avrebbe una struttura circolare e si addentrerebbe nel mare da largo Mediterraneo, andando a concludere, nelle intenzioni di chi l’ha pensata, la passeggiata che parte dalla stazione Centrale per finire alla Nave di Cascella passando per piazza Sacro Cuore, corso Umberto, piazza Salotto e piazza Primo Maggio.
L’idea, tra l’altro, non sarebbe nemmeno del tutto originale, esistendo già in Danimarca una struttura dello stesso tipo.
Laura Antosa, presidente dell’Ordine degli Architetti, rilancia il tema della trasformazione urbana della nostra città attraverso la rigenerazione delle aree in disuso: «La partecipazione, che ad oggi viene confusa ancora con la politica dell’annuncio, è un processo tanto articolato quanto complesso che non ancora riesce a decollare nelle scelte di governance cittadina: la presentazione del Bridge del cielo ne è un’ampia testimonianza».
La Antosa ricorda anche come da tre anni a questa parte, all’Urban Center si discuta dei processi partecipativi, volti ad evidenziare un metodo innovativo, virtuoso ed efficace di coinvolgimento.
«Non è possibile», aggiunge il presidente degli Architetti, «discutere di un progetto tanto importante, evocativo e perché no strategico, se non contestualizzato nell’ambito di una visione ampia. Il Ponte del Cielo – con il tema suggestivo della rievocazione del pontile, del mare, del collegamento, dell’approdo – avrebbe rappresentato sì davvero un’occasione importante ed innovativa se affrontata con un reale sistema di partecipazione, di confronto ex-ante e non a preliminare approvato. Un’occasione per creare una competizione tanto meritocratica quanto risonante ed attrattiva per la città stessa: un concorso di progettazione, uno strumento chiesto a gran voce dalla comunità dei progettisti da sempre, convinti che rappresenti uno strumento virtuoso per la collettività ed il territorio, attrattore di competenze professionali qualificate, capace di convogliare il dibattito e di regalare alla collettività un patrimonio di progetti e soprattutto attrattore economico!».
La Antosa conclude ricordando che il 30 novembre scade la presentazione del parco progetti per la richiesta dei finanziamenti e per il recupero delle periferie e delle aree degradate e chidendosi dove siano i progetti.