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Petrucci (Filippide Montesilvano): «Con la nuova pista d’atletica partiremo col settore giovanile»

È uno dei “dieci amici” che, una sera d’inverno del 2009, decisero di dare vita alla Filippide Montesilvano, e oggi, oltre a essere un atleta, ricopre anche il ruolo di presidente dell’associazione sportiva in questione.
Vincenzo Petrucci, in una lunga intervista, ci guida alla scoperta della Filippide e dello spirito che anima la sua associazione, illustrando anche le attività agonistiche e aggregative e alcuni segreti della corsa.

Da cosa nasce la sua passione per lo sport e l’attività podistica in particolare?
«La mia passione per lo sport è nata sin da quando ho iniziato a fare l’arbitro di calcio, nel 1986. Nel frattempo ho “dirottato” la mia attenzione anche sulla corsa, che continuo a praticare».

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Visto che Filippide, nella leggenda, era sostanzialmente un “messaggero”, qual è il messaggio che l’omonima associazione di Montesilvano vuole mandare?
«Al momento siamo una società di over 35, quindi il messaggio principale che vogliamo trasmettere è quello dello star bene, del muoversi e di abbandonare quindi la vita sedentaria. Gli aspetti principali che contraddistinguono la Filippide sono quindi quello della salute e dello stare insieme».

Ci spiega da cosa ha avuto origine la scelta del nome e dell’arancione come colore sociale dell’associazione?
«Quella di “Filippide” è stata un’intuizione del compianto Giordano Di Marco, uno dei 10 fondatori dell’associazione che ci ha purtroppo lasciati nel 2013, e di sua moglie: la scelta è caduta su quel nome perché volevamo uscire un po’ fuori da quelli classici di origine anglosassone come ad esempio “runners”. Per quanto riguarda il colore arancione, è stato da sempre un mio pallino, perché sono amante del calcio e ricordo con molto piacere l’Olanda di Johan Cruyff, una squadra vincente. Questa mia idea si è sposata alla perfezione con l’effetto cromatico, arancione appunto, che vedevano al tramonto durante gli allenamenti gli altri nostri amici».

Può tracciare un breve bilancio del percorso fatto fino a ora dalla FIlippide?
«A livello numerico e di iscritti il percorso fatto credo sia davvero importante, anche se non è la nostra priorità. Devo dire però che siamo cresciuti davvero tanto nel corso degli anni. Come associazione abbiamo organizzato tante manifestazioni, in particolare all’estero. Vienna, Amsterdam, Istanbul, Valencia e Barcellona sono solamente alcune delle tappe durante le quali abbiamo cercato di unire l’aspetto prettamente sportivo, come la partecipazione a una maratona, con momenti di aggregazione dedicati ai membri dell’associazione e alle loro rispettive famiglie».

Invece, per quanto riguarda quest’anno, quali sono i prossimi appuntamenti in calendario?
«A livello tecnico, la Filippide quest’anno ha 6 atleti che parteciperanno alla “100 Km del Passatore”, gara con partenza a Firenze e arrivo a Faenza che si disputa a fine maggio, e che nel contesto delle ultramaratone è una delle più importanti. Tra questi spicca la presenza di Gianpaolo Astolfi, che ha già disputato in passato gare di questo tipo; Mario Ricci, al suo esordio, ed Edoardo Aguilar, vero e proprio veterano che ha disputato anche la celeberrima Spartathlon, ultramaratona storica da 246 chilometri. All’estero, invece, 18 nostri atleti hanno preso parte alla maratona di Parigi del 12 aprile».

Quali sono i risultati più significativi ottenuti dai suoi atleti, oltre ad esempio a quello ottenuto da Pino Capanna, terzo di categoria alla Roma-Ostia, la mezza maratona più partecipata d’Italia, con il tempo di 1 ora e 21 minuti?
«A livello di tempi, il nostro atleta di punta è Massimo Rinaldi, che ha un personale di 2 ore e 39 minuti sulla maratona. Anche le nostre donne sono ottime atlete, e tra le maratonete meritano una menzione particolare Luisa Cilli, Antonietta Faieta, Mara De Juliis, Carla De Clemente, Donatella Berardi, e l’ultramaratoneta Giuseppina Franzone».

Tra le iniziative pensate e organizzate direttamente dalla FIlippide Montesilvano figura “Corri con il futuro”. Di cosa si tratta e a chi è rivolta?
«Il nostro discorso in quest’ambito riguarda i giovani. Abbiamo già disputato 5 edizioni della manifestazione partita nel 2010, e che ha avuto un ottimo riscontro del quale siamo molto contenti. Siamo una delle poche società che non organizza gare per adulti, ma anche per i più piccoli, e Corri con il Futuro è sicuramente una di queste. Si tratta quindi di una manifestazione dedicata alle categorie giovanili, per avvicinare quindi i più giovani a questo sport. In tale contesto, vorrei sottolineare che l’arrivo della pista di atletica a Montesilvano è un aspetto che ci interessava molto da vicino, proprio per sensibilizzare i giovani verso la corsa: è decisamente un passo in avanti per noi, perché se gli adulti possono comunque scegliere di correre in riva al mare, i più piccoli hanno bisogno di strutture adeguate per potersi allenare ed esprimersi. Adesso pare che ce l’abbiamo fatta, quindi a breve credo che apriremo anche un nostro settore giovanile».

Nel ricco calendario di appuntamenti dell’associazione sono presenti non soltanto eventi agonistici, ma anche appuntamenti dedicati ad esempio alla cultura e altre attività non direttamente collegate con lo sport, come la visita alla mostra di Chagall e Picasso di metà marzo scorso.
«Lo stare insieme, una delle nostre prerogative, sfocia anche in altre attività come le mostre, che ovviamente esulano dal discorso prettamente sportivo. Nel corso degli anni abbiamo infatti organizzato e stiamo approntando anche visite nei musei, gite e altri eventi aggregativi».

A che livello è il podismo nel pescarese e in Abruzzo? è una disciplina che continua ad attrarre nuove persone?
«Negli ultimi anni credo che l’evento Ironman di Pescara abbia agito come una sorta di apripista per avvicinare la gente alla corsa, e di questo credo ne abbiano beneficiato, vivendo anche di luce riflessa, anche le associazioni sportive come la nostra. In ogni caso posso affermare che c’è molto fermento attorno al podismo negli ultimi tempi».

Per concludere, lei oltre a essere il presidente della Filippide, è anche un atleta; chi meglio di lei, quindi, può spiegare quali sono le sensazioni che si provano quando si corre, e qual è la forza che spinge all’attività podistica, ad esempio durante una maratona, anche al di là dell’enorme sforzo fisico e della fatica?
«La sensazione è quella del benessere che procura la corsa proprio quando si compie il gesto atletico. Può sembrare anche la cosa più faticosa da compiere, ma quando tagli il traguardo al termine di una lunga gara, non pensi al dolore e alla fatica: sei proiettato già sulla gara successiva. In sostanza credo che la corsa possa giovare sia a livello fisico che mentale: correndo ti senti libero e hai la mente più libera. Anche nei momenti più duri e difficili durante una maratona, non ti vengono mai in mente pensieri come “chi me l’ha fatto fare”, perché riesci comunque a proseguire con gioia in quello che stai facendo».