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Longobardi (Cuore Nazionale): «La politica deve tornare tra la gente»

È coordinatore dell’associazione Cuore Nazionale Abruzzo dal gennaio del 2014 ed è coordinatore nazionale delle Politiche comunitarie di Cuore Nazionale dall’aprile 2014, eletto dal direttivo presidente regionale.

Parliamo di Francesco Longobardi, manager di 48 anni, nativo di Bari e residente a Montesilvano. Sposato e padre di due figli: un ragazzo di 19 anni e una bambina di 13.

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Come è iniziata la sua avventura in Cuore Nazionale?

«Nasce da una disaffezione politica. Purtroppo la politica italiana sta facendo disaffezionare molte persone, poiché priva di concetti, progetti, iniziative, programmi e non riesce a reagire perché sfortunatamente la classe dirigente (politica) pensa più alle poltrone che alla politica del fare. E quindi, nel momento in cui mi è stato proposto l’incarico di presidente dell’associazione Cuore Nazionale, un’associazione socio culturale dove al centro dell’attenzione c’è il cittadino, in cui si combatte la povertà e non il povero, come oggi stanno facendo molte istituzioni, ho accettato perché tale incarico mi si addice. Ho sempre cercato di impegnarmi nel sociale perché il sociale è politica. Se il politico non capisce che bisogna incominciare dal basso per poter risollevare l’economia, sbaglia percorso. Noi dobbiamo cercare di valorizzare tutte le famiglie: nel momento in cui il ceto sociale si alza, si alza anche l’economia e il pil nazionale. Non dobbiamo fare discriminazioni tra Nord e Sud, dobbiamo guardare alle pari opportunità ed è per questo che ho dato la mia disponibilità a fare in modo che Cuore Nazionale diventasse una realtà abruzzese oltre che nazionale. Naturalmente abbiamo anche una vocazione politica, non ci nascondiamo, anzi mettiamo la faccia su tutte le iniziative che abbiamo portato avanti in Abruzzo».

Quali sono gli obiettivi principali di Cuore Nazionale?

«A oggi, l’associazione ha raggiunto già diversi obiettivi con belle iniziative. Al centro della nostra attenzione ci sono il territorio, la famiglia, la salute, il sociale, il lavoro, la formazione, la politica, l’istruzione. Su questi temi stiamo lavorando: nel maggio e giugno scorsi abbiamo portato avanti l’iniziativa “Ripuliamo la città” ma tutto ciò non deve essere un sostituirsi alla politica, bensì sono messaggi che vogliamo lanciare alla politica laddove essa ha preso degli impegni a cui sta venendo meno. Oggi le città sono sporche, la gente ha meno lavoro e meno denaro. Noi desideriamo dare un segnale tangibile che se si ha buona volontà si possono fare le cose. Quando una famiglia purtroppo deve fare i conti con mille euro al mese e anche qualcosa in meno cerca di mettere avanti delle priorità. Tali priorità sono ben altre rispetto a quelle che oggi vengono messe avanti: mentre il cittadino si sta sacrificando, la politica aumenta la spesa pubblica. Noi abbiamo deciso di schierarci a favore delle famiglie meno abbienti e di fare tutto ciò che ci è consentito fare per aiutare queste persone».

In questi giorni avete messo in atto Il Banco Scuola, iniziativa volta ad aiutare le famiglie meno abbienti. Come è stata questa esperienza e soprattutto quanta gioia c’è nel poter fare qualcosa di concreto per queste persone?

«È stata un’esperienza bellissima che sicuramente ripeteremo l’anno prossimo, anche perché è stato un evento che ha visto impegnata tutta l’associazione a livello nazionale. Oltre al Banco Scuola ci siamo occupati di tutelare il territorio. A Montesilvano abbiamo fatto sequestrare una discarica abusiva, abbiamo segnalato tantissime discariche abusive sia alla Forestale che alle istituzioni. L’8 agosto abbiamo organizzato una bellissima cena di beneficenza dove abbiamo raccolto fondi per la casa famiglia La Rosa. Saremo impegnati anche il 12 dicembre in un’altra cena di beneficenza dove parteciperà la Pescara Calcio e dove daremo tutto il ricavato a 2 o 3 case famiglia e cercheremo di aiutare più persone. Per ciò che riguarda Pescara, la cosa che più mi ha emozionato durante l’evento Banco Scuola è stato quando abbiamo donato il materiale didattico. A tal proposito ringrazio tutti i partecipanti e la coordinatrice di Cuore Nazionale Pescara Maria Luigia Montopolino e non solo lei: ringrazio a Montesilvano la coordinatrice Monia Di Silvestri, Pina Tulli di Penne e Fabiola Speranza di Pianella e ringrazio tutti i coordinatori ma soprattutto la gente che ha donato. La cosa bella è stata vedere il sorriso negli occhi dei bambini, quel raggio di luce che oggi difficilmente si vede nel loro sguardo. Forse qualcuno ha dimenticato che il diritto allo studio non deve essere un lusso ma un dovere costituzionale».

Quali sono i progetti futuri di Cuore Nazionale a Pescara?

«Stiamo lavorando a diversi progetti il cui obiettivo centrale è sempre l’attenzione verso cittadino e territorio. Oggi purtroppo dobbiamo muoverci in base alle esigenze territoriali e ai fallimenti delle amministrazioni politiche. Ci piacerebbe puntare anche alla cura dell’ambiente perché Pescara ha avuto, come sappiamo, l’inquinamento del mare e ciò ha portato a fare non di certo una bella figura con il turismo che oggi è molto importante; ha inoltre portato alla non continuità istituzionale perché abbiamo un sindaco che ha nascosto, mentito ai cittadini che lo hanno eletto e anche a chi non lo ha eletto perché il compito di un amministratore non è andare a cercare i voti tra chi lo ha eletto ma tra la gente che non lo ha eletto. Quando un’amministrazione fallisce, fallisce senza un colore politico, ha fallito per i cittadini: il dovere di un sindaco era quello di dimettersi senza aspettare che qualcuno gli chiedesse di farlo, poiché ha mentito ai cittadini mettendo a repentaglio l’economia turistica della città».

Che cosa ne pensa del centrodestra abruzzese?

«A oggi purtroppo non esiste un centrodestra in Abruzzo come non esiste un centrodestra a livello nazionale. Oggi esiste un fenomeno renziano che ha spazzato un po’ via il centrodestra e il centrosinistra, anzi la sinistra e la destra. Il problema è che il centrodestra deve iniziare a capire che deve cambiare la classe dirigente politica, partendo dalla base. Bisogna fare un progetto politico credibile e spendibile con un programma politico in cui la gente possa ritrovare l’affezione alla politica di destra e non la disaffezione. Grazie ai fallimenti del bipolarismo è nato il Movimento 5 Stelle, che per fortuna nostra a oggi fa solo slogan e non fattibilità sul territorio. Finora il primo partito è il non voto e noi dobbiamo tornare a far politica per la gente, tra la gente e con la gente e al centro della nostra attenzione deve esserci proprio la politica».