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Protesta a Pescara contro misure Dpcm: le richieste delle associazioni [FOTO]

Protesta a Pescara contro le misure del Dpcm: le richieste delle associazioni.
Tra il tardo pomeriggio e la prima serata di ieri, mercoledì 28 ottobre 2020, manifestazione in piazza Salotto (piazza della Rinascita) nella città adriatica per protestare contro le misure contenute nel Decreto del 24 ottobre 2020 (per guardare il testo completo del Dpcm con tutte le misure clicca su QUESTO LINK).
Per guardare la galleria di foto clicca sull’immagine qui di seguito:

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La manifestazione è stata promossa, tra gli altri, dalle seguenti associazioni:

  • Confartigianato,
  • Confesercenti,
  • Cna,
  • Confcommercio

Al termine della manifestazione le quattro associazioni hanno diffuso una nota congiunta, con la quale hanno avanzato le loro richieste:

Sospensione dei canoni di locazione con cessione del credito d’imposta direttamente ai locatari, azzeramento dei costi fissi di tutte le utenze, pace fiscale e azzeramento di tutte le tasse e imposte, sia locali sia nazionali, aiuti economici agli imprenditori per superare il periodo di chiusura. E’ il pacchetto di richieste elaborato da Confartigianato, Confesercenti, Cna e Confcommercio. Le quattro associazioni hanno promosso una manifestazione che si è svolta nel pomeriggio, a Pescara, per protestare contro i contenuti del Dpcm del 24 ottobre 2020.
Centinaia le persone che hanno preso parte all’iniziativa, in piazza della Rinascita. Oltre ai rappresentanti delle associazioni, c’erano gestori di locali, bar e ristoranti, operatori di palestre, sale giochi, centri scommesse e di tutte quelle attività e dei relativi indotti che rischiano di essere messi in ginocchio a causa del decreto.
Alle 18 in punto – ora in cui, da lunedì, la città si spegne – la manifestazione ha preso il via con una fiaccolata in forma statica e gli operatori dei diversi comparti coinvolti hanno illustrato le diverse istanze. Se ognuno si è soffermato sulle peculiarità e sulle difficoltà del proprio settore di riferimento, unanime è stato il grido di allarme rispetto ad una situazione che potrebbe portare ad una crisi senza precedenti. I rappresentanti delle quattro associazioni hanno poi illustrato il pacchetto di richieste, che verrà simbolicamente consegnato alle istituzioni locali, a partire dal Comune e dalla Regione. Le richieste sono state consegnate al sindaco, Carlo Masci, il quale ha garantito che, dopo un passaggio in Consiglio comunale, il documento verrà sottoposto all’attenzione dell’Anci e, attraverso la Regione, a quella del Governo.
“Ci siamo già mossi con i nostri rappresentanti nazionali – affermano Confartigianato, Confesercenti, Cna e Confcommercio – e, ad ascoltare quanto annunciato dal Governo, sembra che alcune delle questioni da noi poste siano già state prese in considerazione. Ricordiamo che ci sono lavoratori che non hanno ancora percepito la cassa integrazione dei mesi primaverili. Parliamo di famiglie che non sanno come arrivare a fine mese. Il tempo è scaduto, siamo stanchi degli annunci e delle promesse. Ora c’è bisogno di fatti”.
“E’ fondamentale – aggiungono – azzerare completamente, per sei mesi, i costi fissi di tutte quelle attività colpite dal nuovo Dpcm. Vale a dire stop immediato agli affitti, alle bollette, alle cartelle e alle tasse locali. Senza un sostegno immediato, senza prevedere misure specifiche, il decreto rischia di diventare il ‘colpo di grazia’ per molte attività. Solo nel settore food, secondo le nostre stime, tre imprese su cinque rischiano la chiusura definitiva. Senza considerare il relativo indotto. In provincia di Pescara, i settori interessati dal Dpcm danno lavoro a migliaia di addetti”.
“A tutto ciò si aggiunge il fatto che, considerata la grave emergenza sanitaria e i continui richiami alla prudenza, appelli rispettati con grande senso di responsabilità dai pescaresi, anche le attività non interessate dalle chiusure sono in forte difficoltà. Servono, quindi, misure rapide per il rilancio dell’economia. Siamo tutti consapevoli di dover frenare l’onda dei contagi e della necessità di salvare quante più vite possibili – concludono le quattro associazioni – ma c’è bisogno di preservare il tessuto economico e sociale o si rischia di generare un’emergenza nell’emergenza i cui effetti drammatici andranno avanti per anni”.