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Hotel Rigopiano, il resort da sogno diventato incubo

Solo una settimana fa, venerdì 20 gennaio, tutti andammo a dormire con ancora negli occhi le immagini del piccolo Gianfilippo estratto vivo insieme alla madre Adriana e poi la sorella Ludovica e gli altri piccoli, Samuel ed Edoardo. Poi ancora Francesca, Gianpaolo, Vincenzo e Giorgia. E ancora prima Giampiero che ha lanciato l’allarme e Fabio.

Quelle immagini avevano fatto credere a tutti noi nella possibilità di poter rivedere anche altri ospiti dell’hotel Rigopiano di Farindola riemergere dalla neve e dalle macerie provocate da una devastante valanga, ammaccati ma vivi.

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Invece una settimana dopo siamo costretti a parlare di freddi numeri che tracciano una delle tragedie peggiori che la provincia di Pescara abbia mai vissuto: 29 morti e 11 sopravvissuti da quel resort da sogno che è diventato il peggior incubo che si potesse immaginare per coloro che sono stati costretti all’eterno riposo e per tutti quei familiari che dovranno continuare a vivere senza figli, genitori, fratelli. A Rigopiano solo un enorme cumulo di macerie e neve sporca, come se lì mai ci fosse stato quell’hotel.

Se è vero che una storica ondata di maltempo ha colpito il nostro territorio è altrettanto vero che da settimane sapevamo che avremmo dovuto convivere e affrontare una serie di perturbazioni che avrebbero portato eccezionali nevicate. Nonostante tutto questo la nostra regione, l’amato Abruzzo, si è fatto trovare ancora una volta impreparato.

È bene ricordare che a inizio mese anche la strada da Sulmona e Roccaraso venne bloccata dalla neve caduta e chiusa al traffico. Questa volta è andata peggio purtroppo, molto peggio: 40 persone si erano rese conto che restare in quell’hotel, fiore all’occhiello di una intera comunità, non fosse più sicuro, ma gli allarmi e le richieste di aiuto sono state sepolte anch’esse, ma non dalla neve, dalla solita burocrazia italiana. E così la turbina non è mai arrivata a liberare quella strada, invece la valanga si è fatta spazio tra gli alberi portandosi le anime di 29 persone, le loro vite, le loro storie, i loro sogni.

Ascoltando il sindaco di Farindola, il presidente della Provincia e il governatore della Regione il problema sembra essere la riduzione delle risorse decise a livello centrale dal governo che non consentono più agli enti periferici di essere in grado di gestire situazioni emergenziali. In sostanza la politica che accusa se stessa, il teatro dell’assurdo.

Nel frattempo abbiamo perso 29 persone innocenti e adesso che il circo mediatico progressivamente si spegnerà sulla vicenda, probabilmente tutto continuerà come sempre fino a quando la prossima tragedia riaccenderà i riflettori su inadempienze e inefficienze di vario tipo.

Adesso è il momento del silenzio, del silenzio assordante di 29 vite spezzate prematuramente, e del profondo rispetto verso coloro che piangono i propri cari.