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Furti di rame e ricettazione, maxi blitz dei carabinieri: arresti e sequestri per 1 milione di euro

Ricettazione e associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti e al riciclaggio di rame: queste le accuse nei confronti di 25 persone (23 in carcere, una ai domiciliari e un’altra con obbligo di dimora), le cui esecuzioni di custodia cautelare sono state messe in atto nella mattinata di oggi, giovedì 4 febbraio, da parte dei carabinieri.

AGGIORNAMENTO: Diffuso il video delle intercettazioni che hanno permesso di sgominare la banda. Per vederlo clicca QUI.

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L’operazione, denominata Red Coffee, è stata eseguita da oltre 100 carabinieri delle province di Pescara, Chieti, Teramo, Foggia, Ascoli Piceno e Pesaro, nei confronti di cittadini italiani e romeni.
Le indagini, partite circa un anno fa, e condotte dai militari della Compagnia di Pescara tramite pedinamenti, intercettazioni telefoniche e video-ambientali, hanno portato, oltre agli arresti precedentemente descritti, anche al sequestro di diverso materiale, mezzi e capannoni.

A compiere “fisicamente” i furti sarebbe stata una banda di cittadini romeni, “supportati”, nella seconda fase, da cittadini italiani, in una vera e propria “filiera” del traffico illecito di rame.
Secondo quanto scoperto nelle indagini, infatti, dopo il furto il materiale veniva “trattato” da un gruppo di italiani, che faceva da punto di incontro delle diverse bande di ladri, e provvedeva alla ricettazione del rame, alla sua trasformazione e poi al riciclaggio attraverso due società di smaltimento di rifiuti, con sede nella provincia di Chieti e da loro gestite.

Tutto il materiale sottratto (cavi, grondaie, tubi e altri oggetti contenenti il metallo in questione), veniva infatti consegnato dalla banda, polverizzato con appositi macchinari, e poi immesso nuovamente sul mercato.
Il modus operandi dell’organizzazione si sviluppava su più fasi.

Dopo il furto avvenuto di notte, i ladri provvedevano a contattare telefonicamente il “capo” della banda, un 41enne italiano già noto alle autorità, con la richiesta di incontrarsi per “prendere un caffè” (da qui il nome dell’operazione Red Coffee).
La frase in codice serviva a informare il ricettatore della presenza di un “carico” già pronto per la consegna.

La merce prelevata con cadenza quasi quotidiana (due o tre furgoni erano adibiti allo scaricamento di quintali di rame rubato di notte), veniva poi stoccata in un capannone nel Chietino per poi essere periodicamente prelevata da camion con rimorchio e trasferita in altri due capannoni delle compiacenti ditte di smaltimento rifiuti.
Queste fasi della “filiera illecita” sono state scoperte dai militari grazie all’installazione di apposite telecamere nei pressi del capannone di stoccaggio del rame.

L’attività proseguiva poi con la richiesta di un secondo “caffè”, che corrispondeva a un appuntamento in un bar o in un locale della zona, per il pagamento del dovuto.
A seconda della qualità del rame, il prezzo si sarebbe aggirato attorno ai 3 o 4 euro al chilogrammo.

Nel frattempo, riempito il capannone, i camion delle due ditte coinvolte trasportavano la refurtiva presso un altro sito a pochi chilometri di distanza, e per mezzo di un mulino il metallo veniva lavorato, polverizzato e stoccato, pronto per essere rivenduto sul mercato come “pulito”.
Durante i mesi delle indagini, 18 persone sono state arrestate in flagranza di furto, con un colpo quasi fatale all’intera organizzazione criminale.

Nel mese di giugno 2015 poi, i carabinieri e i colleghi del Noe di Pescara, hanno provveduto a eseguire un blitz, durante il quale è stato rinvenuto il mulino, 8 tonnellate di rame già triturato, 4 tonnellate di cavi appena rubati, e 20 tonnellate di “residui” della lavorazione.
In totale, nell’operazione appena conclusa sarebbe stato recuperato un quantitativo di circa 30 tonnellate di rame, per un valore di circa 200mila euro.

A tale cifra andrebbero però aggiunti tutti i danni commessi durante i furti ad aziende, abitazioni e infrastrutture.
Oltre agli arresti, il Gip del Tribunale di Pescara, Nicola Colantonio, su richiesta del pm Andrea Papalia, ha emesso anche un decreto di sequestro dei capannoni e di 27 mezzi tra automobili, camion e rimorchi intestati alle due società, per un valore totale di circa ottocentomila euro.