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Civitaquana, imputata per la morte del figlio neonato: prossima udienza il 22 settembre

Omicidio aggravato, occultamento di cadavere in concorso e calunnia. Queste le accuse a carico di una 21enne di Civitaquana imputata per fatti che risalgono al periodo compreso tra la fine di gennaio e la metà di febbraio 2014.

Secondo l’accusa, la giovane, giunta al settimo-ottavo mese di gravidanza, anche agendo in concorso con altre persone non ancora identificate, avrebbe provocato la morte del figlio neonato immediatamente dopo il parto o, comunque, del feto durante il parto e successivamente ne avrebbe occultato il cadavere.

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Oggi, martedì 7 luglio, c’è stata la prima udienza davanti al Gup (giudice per l’udienza preliminare) del tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea. La difesa della ragazza ha presentato richiesta di perizia integrativa e l’accusa la trascrizione di alcune intercettazioni telefoniche e ambientali.

Il gup si è riservato e la decisione si conoscerà in occasione della prossima udienza fissata per il 22 settembre. L’imputata, che per questa vicenda è stata anche arrestata, deve inoltre rispondere di calunnia in quanto, pur sapendolo innocente, avrebbe incolpato un amico dell’omicidio e dell’occultamento.

Questa la ricostruzione dei fatti eseguita dagli inquirenti: la 21enne in una denuncia del maggio 2014 nei confronti del marito, un 28enne di origine marocchina dal quale è separata, avrebbe dichiarato falsamente che, giunta al settimo-ottavo mese di gravidanza, a seguito di una emorragia o, comunque, di una vistosa perdita ematica conseguente, a detta dell’imputata, a un’aggressione da parte del marito, avrebbe chiesto aiuto a un amico il quale l’avrebbe portata immediatamente a casa sua e, dopo averle praticato una puntura per l’anestesia, l’avrebbe aiutata a partorire un bambino che sarebbe nato già morto. La giovane, inoltre, non solo avrebbe accusato l’uomo di aver occultato il cadavere del neonato, ma avrebbe anche riferito, sempre falsamente, di avere successivamente incontrato casualmente l’amico il quale l’avrebbe minacciata di non riferire nulla e di non fare il suo nome.

Le indagini utili alla ricostruzione della vicenda sono state condotte dai carabinieri della compagnia di Penne e della stazione di Civitaquana. Il pubblico ministero incaricato del caso è Andrea Papalia.