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Droga, sgominata banda di rom e albanesi che gestiva traffico e spaccio tra Abruzzo e Marche [FOTO-VIDEO]

La Guardia di Finanza di Pescara ha sgominato una banda composta da rom e albanesi che gestiva una rete di spaccio di droga che riforniva di cocaina ed eroina le coste abruzzesi e marchigiana. Nella mattinata di oggi, giovedì 3 novembre, i finanzieri si sono occupati di eseguire 7 misure di custodia cautelare in carcere.

Nello specifico, la banda, sgominata nel corso di un’operazione definita “Paccotto”, era specializzata nel traffico e nello spaccio di sostanze stupefacenti, come cocaina ed eroina, a Pescara e nelle località turistiche del litorale teramano e sambenedettese. Cinquanta i militari delle Fiamme Gialle impegnati questa mattina con l’ausilio di 6 unità cinofile per dare seguito provvedimento emesso dal Gip (giudice per le indagini preliminari) di Pescara, Nicola Colantonio, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica, Gennaro Varone. Le misure restrittive di oggi si aggiungono ad altri 7 arresti in flagranza di reato di spaccio e traffico di stupefacenti, già eseguiti nel corso delle indagini che hanno portato alla denuncia di complessive 36 persone.

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Le indagini della Guardia di Finanza sono partite dal sequestro di circa 50 grammi tra eroina e cocaina in un’abitazione di Pescara nel settembre di 2 anni fa, nel corso di una perquisizione in casa di una donna di etnia rom, luogo già monitorato perché ritenuto una delle centrali dello spaccio in città. Oltre ai pedinamenti e ai servizi di osservazione, le successive indagini tecniche condotte dai finanzieri della Compagnia di Pescara, eseguite attraverso intercettazioni ambientali e localizzazioni satellitari, consentivano l’acquisizione di significativi elementi che provavano una fitta rete di contatti tra tossicodipendenti e alcuni appartenenti a famiglie rom e, soprattutto, relazioni quasi quotidiane tra questi ultimi e diversi cittadini albanesi, gravati da numerosi precedenti penali in materia di stupefacenti.

Dalle indagini e soprattutto dalle intercettazioni telefoniche, è emerso come ci fosse un patto criminale tra rom e albanesi con i primi che si occupavano della rete dello spaccio mentre i secondi li rifornivano grazie, in particolare, agli approvvigionamenti dall’estero: Germania, Olanda e Albania con corrieri albanesi.

Gli arrestati e i loro complici potevano contare sulla disponibilità di armi, di patenti e carte di identità straniere false, ed erano in grado di alimentare mensilmente le piazze dello spaccio con 2/3 chilogrammi di droghe pesanti e con oltre 5 chilogrammi di marijuana. Secondo le ricostruzioni degli investigatori le attività criminali consentivano al sodalizio di conseguire profitti consistenti, quantificati, complessivamente, in circa 100mila euro al mese. In gran parte il contante veniva inviato in Albania occultato tra i bagagli settimanalmente trasportati a mezzo degli autobus.

In totale sono stati sequestrati 5 chilogrammi di stupefacenti, nonché circa 40mila euro in contanti.