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Inchiesta ex Cofa e PescaraPorto, D’Alfonso: «Vicenda che mi procurerà un vantaggio»

Il presidente della giunta regionale abruzzese Luciano D’Alfonso esprime il suo punto di vista in merito alla inchiesta riguardante il recupero dell’ex Cofa e la costruzione del complesso PescaraPorto sul lungomare sud della città adriatica.

«Siamo davanti a un non fatto penale e a un racconto a opera del denunciante, che al massimo mette in campo la verosimiglianza, ma che non c’entra nulla con la verità», sostiene il governatore che risulta iscritto nel registro degli indagati, nell’inchiesta condotta dal pm (pubblico ministero) Anna Rita Mantini, unitamente all’avvocato Giuliano Milia, il dirigente del Comune di Pescara, Guido Dezio, l’ex consigliere regionale del Pd Claudio Ruffini, e Vittorio Di Biase, dirigente del servizio Genio civile della Regione. Le accuse, a vario titolo, sono di abuso d’ufficio e falso.

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D’Alfonso ha anche fatto sapere che la vicenda è inerente un atto amministrativo definitosi nel 2012, a seguito del quale ci sono stati atti a tutela della mitigazione del rischio idraulico.

«È un’inchiesta destinata a procurami vantaggio», dichiara il governatore, «rischio di conseguire una specie di immunità parlamentare, mi sento avvantaggiato perché ogni inchiesta che poi si conclude con una insoddisfazione del denunciante, rappresenta per chi la subisce una specie di laurea ulteriore di piena affidabilità, a volte mi sento circondato da una immunità per i troppi errori che mi hanno riguardato».

Infine D’Alfonso ha fatto notare come non sia stato raggiunto da alcuna comunicazione giudiziaria e di aver solo ricostruito, nel corso dell’interrogatorio in tribunale, quale sia stata l’attività e l’itinerario amministrativo.