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Omicidio Pavone, Gagliardi si dichiara innocente: domani la sentenza

«Sono una persona mite, non ho mai avuto problemi con la giustizia. Ho ottimi rapporti con la famiglia e i colleghi di lavoro. Non è che a 50 anni sono impazzito all’improvviso e sono diventato un assassino criminale, freddo e calcolatore. Io e la moglie di Pavone avevamo progettato di andare a vivere insieme dopo la separazione e quindi non sarei mai riuscito a vivere con lei e i figli se avessi fatto ciò di cui mi si accusa».

Queste le parole di Vincenzo Gagliardi, accusato dell’omicidio dell’ingegnere informatico Carlo Pavone, davanti al Gup (giudice per l’udienza preliminare) del tribunale di Pescara. Renzo Colantonio, avvocato di Gagliardi, ha chiesto per il suo assistito l’assoluzione per non aver commesso il fatto. L’accusa invece ha richiesto una condanna a 30 anni di reclusione. La sentenza è prevista per domani, giovedì 16 luglio, alle ore 15.

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Durante l’arringa difensiva Colantonio ha motivato la sua richiesta sostenendo che e’ stato trascurato l’elemento della prova dell’innocenza di Gagliardi e cioe’ il coltello con la lama sguainata e intrisa di sangue trovato a 50 cm. di distanza dalla testa di Pavone. L’avvocato dell’imputato ha sottolineato che sul coltello sono state trovate delle tracce biologiche che non appartengono ne’ alla vittima ne’ all’imputato. Secondo il difensore di Gagliardi la presenza del coltello sul luogo del delitto non puo’ essere una coincidenza e quindi sul posto c’era una terza persona, che non era l’imputato, e che avrebbe a che fare con l’omicidio.