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Alla scoperta di Lorenzo Puca: il pasticcere, l’uomo, il personaggio

Lorenzo Puca è stato sicuramente uno dei protagonisti indiscussi de Il Più Grande Pasticcere, il cooking talent show Rai dedicato al mondo dei dolci.
Il pasticcere pescarese si è distinto non soltanto per le grandi abilità e capacità riconosciute da tutti i maestri del reality televisivo, ma anche per la spiccata simpatia e spontaneità.
Per vedere la galleria di foto di Lorenzo e di alcune delle sue “creazioni”, clicca sull’immagine qui di seguito:

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Ora che le telecamere de Il Più Grande Pasticcere si sono “spente”, siamo andati a incontrare Lorenzo nel laboratorio della pasticceria Ferretti, ossia nel posto in cui lavora e dal quale sono partite le “idee” che lo hanno portato, nel 2015, a un passo dalla vittoria finale de Il Più Grande Pasticcere, e al titolo di Campione italiano di pasticceria e cioccolateria seniores.
Nella lunga intervista che, con grande disponibilità (e con il suo immancabile sorriso e senso dell’umorismo), ci ha concesso, abbiamo provato a scoprire il “personaggio” Lorenzo Puca, l’uomo Lorenzo e il pasticcere Puca.

Ora che l’esperienza in tv si è conclusa, ti vedresti nei panni di maestro?
Tra una ventina d’anni magari, ma la strada è lunga

In tal caso, il tuo stile a quale dei giudici potrebbe somigliare?
Per l’esperienza lavorativa passata, ovviamente a Massari. Questo non perché voglio paragonarmi a lui, ma è ovvio che quando segui un percorso cerchi sempre un “mito” da seguire; e, avendo lavorato col maestro Massari, per me resta lui il modello.

Ne Il Più Grande Pasticcere sei arrivato al secondo posto, e di solito il secondo è il primo degli sconfitti. Sul web, però, da più parti ti considerano comunque il “vincitore morale” del programma. Confermi di aver ricevuto questo sostegno in particolare sui social network?
Sì, diciamo che a livello mediatico, teoricamente ho vinto io il programma, perché da quello che poi è avvenuto sui social, posso dire che abbia avuto una risonanza “potente”. A livello concreto, però, il vincitore è uno, ed è quello che prende la coppa, e tutti gli altri sono perdenti. Detto questo, a livello morale e affettivo ti fa piacere essere stato scelto come “primo” dagli utenti, però a livello concreto no.

C’è stata una frase o una parola di supporto che ti è rimasta impressa?
Una in particolare direi di no, anche perché me ne sono arrivati a migliaia di messaggi, e ancora adesso continuo a riceverne. In linea di massima molti hanno fatto riferimento, nel mio caso, al livello alto di professionalità dimostrato, oppure alla correttezza e all’umiltà. Forse, una cosa che mi hanno sottolineato in molti, è il mio “sorriso”.

C’è stata invece una critica che hai ricevuto e che ti ha fatto star male? E quale è il tuo rapporto con le critiche che eventualmente ricevi?
(ride, ndr) Ne ho prese così tante in vita mia… Quando ricevo critiche da parte di chiunque non sono il tipo che le disdegna, o che se la prende. Credo invece che la critica sia costruttiva, da qualunque persona provenga, perché comunque ti aiuta a vedere con gli occhi di un altro, da una prospettiva diversa. Per questo motivo non ho una critica specifica che ricordo in maniera particolare. Le ricordo tutte, soprattutto quelle che poi mi sono state effettivamente utili.

Sei molto legato al tuo cane Lucio, ma c’è un’altra figura che riveste un’importanza particolare per te?
Assolutamente sì. Fino a qualche anno fa, quando ero un “cane sciolto”, esistevo solamente io, non esisteva nessun altro e spesso me ne infischiavo degli altri. Crescendo però ti accorgi che la famiglia ti serve: sono stato gli ultimi dieci anni da solo in giro per l’Italia, quindi arrivi a un punto in cui capisci che la famiglia è importante. Poi, se paragoniamo il bene che voglio al mio cane, a quello che nutro per una persona, chiaramente questa è Fabiana, che è la ragazza con cui sto attualmente, e che invidio per come riesce ancora a sopportarmi (ride, ndr).

Ci sono stati momenti difficili nella tua via che la pasticceria ha aiutato a superare?
Tutti i giorni: da quando ho cominciato, passando per il periodo in cui non ho lavorato e volevo smettere con la pasticceria. Però alla fine ho risentito la necessità e mi sono detto: “Lorè, tu questo devi fare”.

Concretamente, in che modo ti aiuta la pasticceria e quello che fai?
Nel momento in cui stai lavorando, sei concentrato sul lavoro nel fare qualcosa che ti piace, pensi a quello e non ad altre cose a cui non dovresti pensare.

Da quanto tempo lavori con Ferretti, e cosa hai imparato da lui?
Dall’estate del 2013 lavoro per Ferretti, e la cosa più importante che ho appreso qui da Sandro è l’aver imparato nuovamente a credere nelle mie capacità. Venivo da un periodo di stop, nel quale sono stato in cura, non credevo più a niente, e volevo cambiare lavoro. Tornando qua, Sandro Ferretti mi ha dato la possibilità di ricominciare, e questo sicuramente lo devo a lui. A livello tecnico, non lavoriamo insieme, ma sicuramente quello che posso dire di aver visto di nuovo qua è una grande produzione, cosa che mi mancava.

Per te la pasticceria rappresenta non soltanto il tuo lavoro, ma è anche la tua passione e forse qualcosa di più. Qual è quindi il tuo rapporto con questo mondo?
Con la pasticceria ho un rapporto di odio-amore. Amore per tutte le cose che ti ho detto prima, perché comunque mi ha aiutato tanto e perché mi sta dando delle belle soddisfazioni e mi sta facendo passare dei bei momenti. Odio invece perché magari arrivi a un punto che sei stanco morto e che vorresti fermare tutto, però per rispetto della professione vai avanti, quindi a volte i sacrifici possono apparire più grandi delle soddisfazioni. Però tutto questo credo che faccia proprio parte dell’essere pasticcere.

Si è concluso per te un 2015 da incorniciare, perché oltre al piazzamento d’onore ne Il Più Grande Pasticcere, hai vinto il titolo di Campione italiano di pasticceria e cioccolateria seniores. Cosa significa per te questo prestigioso riconoscimento?
Ti spiego come è nata la mia partecipazione, e soprattutto l’iscrizione al campionato italiano. Tutto è avvenuto in concomitanza con un’altra importante decisione. Proprio in quel periodo stavo infatti decidendo se proseguire o meno con questo lavoro. Questo perché ho avuto problemi di depressione, con attacchi di panico, psicofarmaci, di tutto di più. Quindi ero arrivato al punto di dire: ok Lorè, tu o hai buttato metà della tua vita in un lavoro che non fa al caso tuo, oppure nella prima gara disponibile ti iscrivi e vedi come va a finire. Così, appena ho saputo di quella gara, mi ci sono subito iscritto e sono andato lì non tanto per vincere, ma per dare il massimo e per vedere dove sarei arrivato. Poi forse mi ha detto bene anche la fortuna, e ho vinto. In quel momento non ci credevo, perché quando hanno nominato il terzo classificato, poi il secondo, diventava sempre più difficile sperare di essere il primo, per questo non potevo crederci quando hanno detto che ero proprio io il vincitore.

Che cosa avresti fatto se non fossi diventato pasticcere?
Con l’esperienza di oggi, credo che mi sarei dato a qualche mestiere riguardante la natura o la botanica

Svelaci un segreto, una cosa da non fare mai in pasticceria, ma che in molti fanno
Ce ne sono un’infinità, ma se ti devo dire proprio la più “balenga”, leccarsi le dita: è una cosa che non si dovrebbe fare mai ma che tutti fanno.

Esiste qualche dolce che a furia di mangiare, ti ha stufato?
Facendo il pasticcere e stando in un laboratorio di produzione, di dolci ne mangi tanti, questo è sicuro, ma non mangi mai gli stessi. Quindi non c’è un dolce che ti stufa perché ne mangi troppo. Poi magari torni a casa la sera con la bocca “schifata”, ma non perché ti ha stufato un dolce, ma poiché metti in bocca zucchero tutto il giorno.

Qual è il limite tra la pasticceria e l’arte?
Nessuno credo. La pasticceria è l’unico settore ristorativo riconosciuto effettivamente come arte. La pasticceria è arte, fatta con alimenti e materie prime.

Però l’arte può essere fatta dagli “artisti”, non da chiunque
Allora, per farti un esempio, se tu prendi un pittore, per dirti un Picasso, certamente era un “fuori di testa”, però sicuramente è riconosciuto come uno degli artisti pittorici più famosi della storia. I pasticceri poi credo si dividano in due tipi: ci sono i buoni pasticceri che hanno imparato e applicato negli anni grandi conoscenze tecniche, e poi ci sono i pasticceri che sono artisti. Ipotesi: la leggenda narra che Maradona non si allenasse, però poi quando andava in campo faceva vincere i campionati: quello era un artista. Allo stesso modo ci può stare magari un buon pasticcere, che è bravo, però magari si basa solo su scritti tecnici, e un pasticcere che invece è un artista sia nel gusto che nell’estetica. Col “talento” credo che ci si nasca; è una questione di materia grigia. Ti faccio un esempio, quello di Iginio Massari: non ne nascerà più un altro così come lui. Per chi conosce cosa sia la pasticceria, c’è “Massari”, poi tutto il resto: a parte la conoscenza tecnica di una vita di studi, nel suo caso c’è quella che ho definito prima una “materia grigia differente”.

La tua filosofia di vita è “Don’t worry be happy”; esiste secondo te una sorta di trasposizione in dialetto di questo tuo modo di essere?
(dopo aver mostrato con orgoglio il tatuaggio con impresse sulla sua pelle la frase “Don’t worry be happy “) ‘Ndì preoccupa’, statte tranquille.

Michele Pacella

Giornalista

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