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L’Italia di Mancini: dalla gloria al tracollo in 8 mesi

11 luglio 2021: una data storica per lo sport italiano. Nello stesso giorno un tennista italiano gareggiava per la prima volta nella finale del torneo di Wimbledon e la Nazionale azzurra di calcio diventava campione d’Europa a 53 anni di distanza dall’unico precedente. I ragazzi di Mancini sembravano quasi guidati per mano dal destino in quella notte di Wembley: l’11 luglio di 39 anni prima l’Italia di Bearzot conquistava la terza stellina vincendo il Mondiale in Spagna. Non sono mancate poi analogie tra l’ultimo Europeo e il Mondiale del 2006: gli azzurri si sono ritrovati in svantaggio solo nell’ultima partita, vinta ai rigori dopo il pareggio maturato col gol di un difensore. Insomma, l’estate del 2021 non poteva che far ben pensare per l’immediato futuro della Nazionale.

Le qualificazioni per Qatar 2022 erano iniziate ancora prima dell’Europeo e fino ad allora Chiellini & co. avevano ottenuto solo vittorie. Come risaputo, il primo vero ostacolo sarebbe stato rappresentato dalla Svizzera, peraltro incontrata proprio nella fase a gironi della rassegna continentale. Il 16 giugno, allo stadio Olimpico, gli elvetici soccombevano per 3-0 grazie alla doppietta di Locatelli e alla firma rabbiosa di Immobile. Il primo dei due scontri diretti nelle qualificazioni ai Mondiali, disputatosi a Basilea nel mese di settembre, era terminato 0-0. Il secondo, giocato ancora a Roma, è terminato 1-1. In entrambe le occasioni Jorginho ha sbagliato un rigore: sarebbe bastato segnarne uno per evitare di scivolare nei playoff, confermati dopo lo 0-0 con l’Irlanda del Nord nell’ultima gara di novembre.

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La sensazione generale è che il successo all’Europeo abbia mascherato alcune delle lacune che la squadra di Mancini aveva lasciato comunque intravedere anche durante lo stesso torneo itinerante. Tra tifosi e addetti ai lavori, in molti si erano lamentati del ruolo di Immobile, costantemente spaesato nel 4-3-3 di Mancini. Il centravanti della Lazio aveva vinto la Scarpa d’oro solo nel 2020, eppure basta chiedergli di giocare spalle alla porta per vedere affievolire spaventosamente la sua vena realizzativa. Da settembre in avanti l’Italia ha realizzato 10 gol in 8 partite, ma 5 reti erano state siglate dalle seconde linee contro la modesta Lituania. Né Immobile né Belotti sono più riusciti a gonfiare la rete dopo aver sollevato la coppa. Eppure, il ct non ha cercato troppi rimedi al problema.

In occasione degli stage tenutisi a Coverciano a fine gennaio, Mancini aveva provato ad esaminare da vicino quanti più giocatori possibili in ogni reparto. L’imprevisto è sempre dietro l’angolo e in attacco erano stati chiamati in azzurro anche Joao Pedro e Balotelli, ma aspirare alla titolarità era solo una velleità. Il trio Barella-Jorginho-Verratti è sempre stato intoccabile nel centrocampo di Mancini, anche quando Lorenzo Pellegrini si scatenava nella Roma, mentre in avanti il solito Immobile sembrava aver vinto da tempo il ballottaggio con Belotti. Quest’ultimo, alle prese con un lungo infortunio, è tornato a disposizione poche settimane prima degli spareggi, motivo per il quale a Balotelli non è rimasto che sfogarsi sui social per una mancata convocazione.

Dopo 4 mesi di attesa, eccoci agli spareggi. Semifinale contro la Macedonia del Nord ed eventuale finale contro la vincente tra Portogallo e Turchia. Forse affrontare per prima un’avversaria sulla carta abbordabile è stata la vera condanna degli azzurri. Nemmeno le quote per le scommesse sulle sfide del calcio potevano prendere troppo in considerazione un successo dei “Leoni Rossi”, eppure la sera del 24 marzo gli spettri della Svezia tornavano a manifestarsi a mano a mano che il cronometro si avvicinava al 90’, lasciando tutti basiti di fronte all’interrogativo su come fosse possibile non riuscire ad archiviare anzitempo la pratica contro i macedoni. Il bello del calcio, però, è che non sempre vince il più forte e i pronostici possono essere sovvertiti. Il destino che aveva premiato gli azzurri a Wembley ha sorriso stavolta alla resistenza di Trajkovski proprio verso lo scadere, preferendo punire la sufficienza di un’Italia già sicura di dover incontrare Cristiano Ronaldo dopo 4 giorni. Parlare di un Europeo fortunato sarebbe obiettivamente ingiusto, ma il risultato è quello del secondo Mondiale di fila mancato. Dalla gloria al tracollo, nel bene e nel male, in 8 mesi l’Italia ha scritto ben 2 pagine di storia del calcio.

PescaraPost

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