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Judo Kai Sakura Pescara, la storia del judo in riva all’Adriatico

Una realtà storica nel judo pescarese con una ricca esperienza alle spalle e un presente di grandi prospettive, sia a livello agonistico che sportivo: questo è, in estrema sintesi, il Judo Kai Sakura Pescara.
L’associazione sportiva è nata nel 1997 dalle “ceneri” dello storico “Kodokan Judo Pescara”, nel quale operavano maestri del calibro di Tommaso Spinelli e Franco Piersante, veri e propri pionieri del judo abruzzese.

Sotto la spinta di Emidio D’Onofrio (tra i fondatori, negli anni Settanta, del “Kodokan Judo” di Pescara), Francescopaolo Febo, Vittorio Sola e Alfredo Trinchese, nasce così il “Judo Kai Sakura”, del quale proprio questi maestri rappresentano ancora oggi le colonne portanti.
Nel corso della sua storia, l’associazione ha avuto un andamento di costante crescita nelle graduatorie nazionali.
Tre sono le discipline praticate nella Judo Kai Sakura Pescara: judo, ju jutsu e difesa personale o Mga (Metodo Globale di autodifesa).

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La “Scuola del fiore del ciliegio” (da “kai”, “scuola, intesa come gruppo di persone che stanno insieme” e “sakura”, “fiore del ciliegio” in giapponese), deve il suo nome al simbolo dei samurai giapponesi, che è appunto il fiore del ciliegio, e nasce grazie alla forte passione che i suoi associati hanno per lo sport del judo.
Gli obiettivi dell’associazione sportiva non sono però solamente agonistici: tra le prerogative della Judo Kai Sakura spicca infatti un forte spirito di convivialità e di gruppo, che maestri e tecnici cercano di inculcare nei loro ragazzi e in tutti coloro che salgono sul tatami, il tappeto su cui si pratica tale disciplina. L’idea di far socializzare tutti gli iscritti nasce da un concetto tanto semplice quanto fondamentale: quello dell’ “antagonismo costruttivo”.

L’idea diffusa dagli istruttori è rappresentata dalla figura dell’avversario-amico: pur essendo il judo uno sport di contatto fisico, l’immagine che resta è quella del sudore che si mescola, e che quindi fondamentalmente “unisce” i due protagonisti di un combattimento in uno sforzo comune.
È anche per questo, quindi, che oltre alle attività prettamente sportive, i membri della Judo Kai Sakura si incontrano per eventi di convivialità come l’immancabile cena sul tatami, oppure le gite “fuori porta” con un programma di escursioni in montagna e altri appuntamenti.
L’aspetto sociale ed associativo in questi casi diventa predominante, poiché tutti i tesserati ritengono oltremodo piacevole e interessante lo stare insieme e condividere esperienze anche al di là del tatami e degli allenamenti.

Ciò non significa però sottovalutare gli aspetti puramente sportivi; il Judo Kai Sakura nella sua storia ha infatti formato un elevato numero di cinture nere tra judo e ju jutsu, così come molte soddisfazioni sono giunte dall’attività agonistica.
Solo per citarne alcuni, l’associazione può annoverare tra i suoi allievi figure del calibro di Chiara Meucci, salita diverse volte sul podio nei Campionati italiani di judo, Fabiola Bucci, Matteo Salvatore, oppure i fratelli Antonio e Sandro Lorito, Alessio Fradeani, Simone Gianforte, Jacopo Perrone, e poi una nutrita e promettente schiera di cadetti e molti altri talenti.
A oggi, dieci atleti del gruppo judo hanno ottenuto l’ambita cintura nera da agonista.

Pur trattando di arti marziali, i principi che sono propri del judo e che vengono inculcati in tutti i frequentatori della Judo Kai Sakura di Pescara sono diametralmente opposti rispetto a concetti come quello della violenza.
Maestri e istruttori hanno infatti a cuore l’educazione, la crescita, e soprattutto il rispetto delle regole da parte di tutti gli atleti, e questo anche al di là della carriera agonistica di ogni singolo elemento.
Nella palestra si promuove il principio della legalità, e si “esorcizza” la violenza.

Il judo rappresenta uno sport altamente formativo, che tende ad adattarsi perfettamente alle esigenze di crescita di ogni giovane a livello psicofisico, e non solamente fisico.
Se un ragazzo è troppo irruento o vivace, vi è una grande possibilità di “riequilibrio” dei suoi comportamenti proprio attraverso il judo; in una prospettiva opposta, se un giovane si mostra particolarmente chiuso, introverso o timido, la stessa pratica del judo può aiutare quest’ultimo ad “aprirsi”.

Michele Pacella

Giornalista

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