“Gli amici di Peppino”, associazione culturale che si occupa di legalità, organizza eventi volti a promuovere temi di accoglienza e giustizia sociale sul territorio abruzzese. Il presidente dell’associazione, Guglielmo Ferri, ci ha illustrato storia, progetti e obiettivi de “Gli amici di Peppino”.
Com’è nata l’associazione “Gli amici di Peppino” e di cosa si occupa?
«L’associazione è nata nell’aprile del 2012, per volere mio, di Emanuele Faieta e di un gruppo di nostri amici di Moscufo. Il nostro desiderio, all’inizio, era quello di creare un qualcosa che si occupasse di cultura. In seguito, abbiamo avuto la fortuna, grazie a un progetto dall’amministrazione comunale di Moscufo, di conoscere Giovanni, il fratello di Peppino Impastato, attivista antimafia assassinato in un attentato nel 1978. Questo incontro ci ha dato la spinta per creare un tipo di associazione che si occupasse di temi quali legalità, giustizia sociale, accoglienza, solidarietà e altri temi socio-culturali».
Quali sono gli obiettivi principali dell’associazione?
«L’obiettivo principale è quello di promuovere questi temi attraverso strumenti culturali quali presentazioni di libri, rassegne cinematografiche, cineforum, laboratori teatrali e artistici per bambini e adolescenti».
Che tipo di eventi organizzate?
«Da circa un anno facciamo parte del Cnca, coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza e lo scorso anno abbiamo fatto un corso sul lavoro sociale e grazie a questo incontro abbiamo conosciuto altre realtà professionistiche, altre collaborazioni, come quella con lo sportello Train de vie, che si occupa di persone senza fissa dimora, con il quale abbiamo portato a Moscufo uno spettacolo fatto da loro, un corso di scrittura poetica, un reading di poesie scritte e lette dagli ospiti».
Quanto è importante la cultura in un momento storico come quello in cui stiamo vivendo?
«È fondamentale, ne sono convinto, perché lo dicevano anche i grandi che hanno combattuto a favore della giustizia sociale, prima ancora che per la legalità: con la scuola e con la cultura si possono combattere i soprusi e il malaffare, oltre che con la magistratura, ovviamente».
Progetti futuri?
«Abbiamo creato una rassegna di presentazioni di libri, che si chiama Liberamente, il cui ultimo appuntamento si terrà a ottobre e durante il quale presenteremo il testo “Chiamarlo amore non si può”, una raccolta di racconti scritti da giovani autrici sulla violenza sulle donne. Questo evento è in collaborazione con un’associazione di Ortona che fa parte del Cnca, “Donn.è”, che ha uno sportello di ascolto per donne che hanno subito violenza. Presto ci sarà inoltre, un cineforum su resistenza e antifascismo visto che è il 70° anniversario della Liberazione, in collaborazione con la Fondazione Brigata Majella e l’Anpi, associazione nazionale partigiani italiani di Pescara».