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Paz, Pescara e la lingua della strada

23 maggio 1956, ben 60 anni fa. Un anniversario importante per celebrare la nascita di una delle personalità più significative della cultura italiana a cavallo fra gli anni ’70 e il decennio successivo. Stiamo parlando di Andrea Pazienza, fumettista e disegnatore eclettico che con il suo lavoro ha dato una sterzata decisiva al fumetto italiano e, attraverso questo, a un’intera lingua.

Per l’occasione si moltiplicano le iniziative in ricordo di questo artista geniale, e non fa eccezione Pescara, che di Pazienza è stata casa negli anni di scuola, avendo frequentato il Liceo Artistico della città.
Il 22 maggio, infatti, sarà una giornata interamente dedicata al fumettista, in quella che è stata ribattezzata la prima PAZ FEST(A) (il programma completo dell’evento QUI).
La locandina dell’evento è opera di un altro importante autore pescarese, Simone Angelini – con Marco Taddei reduce dal successo della lunga graphic novel Anubi – che racconta la genesi del disegno, rivelando tra l’altro un legame preciso di Andrea con Pescara.

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Come dicevamo, l’opera di Pazienza ha messo in campo una lingua completamente nuova, lontana dai dizionari ma fatta di slang urbano, rimescolamento di slogan politici e uno strano dialetto spurio, fatto di pugliese, pescarese e una sorta di lingua franca che nella Bologna del Settantasette diventa il risultato dei dialetti degli studenti giunti nel capoluogo emiliano da tutta Italia.
Era nato a San Benedetto del Tronto Andrea Pazienza, o APaz o semplicemente Paz. Ma l’infanzia la trascorre in Puglia, a San Severo, prima di trasferirsi a Pescara per frequentare il Liceo Artistico. Da lì poi il decisivo spostamento a Bologna, dove si iscrive al Dams. Ma proprio tra i banchi del liceo pescarese alcuni docenti più attenti iniziano a capire le potenzialità del giovane Andrea, stimolandolo a proseguire la sua ricerca.
L’esordio nel fumetto avverrà con Le straordinarie avventure di Pentothal, e da lì tutto cambia. Il fumetto passa con Paz e alcuni altri autori a lui vicini – tra cui Filippo Scòzzari, Massimo Mattioli, Stefano Tamburini e l’abruzzese Tanino Liberatore, con cui darà vita alla rivista “Cannibale” – attraverso una maturità evidente, slegata ormai dalla serialità e l’avventura per farsi testimonianza viva della strada, parallelamente a quanto facevano in quegli anni nella stessa Bologna le radio libere. E Pentothal è proprio questo, un lungo flusso di coscienza volutamente irregolare sia sul piano narrativo che nella composizione grafica: pagine e pagine a china in cui si mischiano stili e forme diverse, dove anche il semplice passaggio da una vignetta all’altra può rivelare un salto di immaginario da far rabbrividire i lettori più tradizionalisti.
Dopo Pentothal sarà la volta di un altro personaggio, cinico e spietato, violento e immorale, quel Massimo Zanardi dall’inconfondibile naso adunco.
Ma gli anni ’80 ormai iniziati – anni in cui nasce e si diffonde “Frigidaire”, un’altra rivista decisiva che ospita gli autori più avanzati del fumetto – sono anche il decennio in cui si inizia a fare i conti con la dipendenza dall’eroina. E Paz vive a pieno anche questo: ne è una testimonianza evidente uno dei suoi capolavori della maturità, Gli ultimi giorni di Pompeo, fumetto ormai adulto in cui l’autobiografia si sposa con l’intento di costruire una testimonianza viva e drammatica dell’inferno dell’eroina.
Come già adombrato in Pompeo, la fine si avvicina anche per Paz, che morirà nel giugno del 1988. Una scomparsa che chiude un decennio e una generazione, ma che non arresta quel lungo processo culturale nato proprio sulle tavole dei suoi fumetti.

Marco Pacella

 

Arte e Parte è una rubrica di storia dell’arte abruzzese antica e contemporanea curata da Mario Cobuzzi (Kunst. Appunti di storia dell’arte) e Marco Pacella, (Twitter: @marco_pacella)


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