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Regione Abruzzo, il sindaco di Francavilla Luciani candidato governatore? Ecco a quali “condizioni”

In vista delle prossime elezioni regionali in Abruzzo, il sindaco di Francavilla al Mare, Antonio Luciani, ha spiegato le ragioni per una sua eventuale candidatura come ruolo di nuovo presidente della Regione.
Il primo cittadino francavillese, in un lungo post diffuso tramite social oggi, martedì 7 agosto, è entrato nei dettagli sulle eventuali prerogative da perseguire per una sua candidatura e anche per un suo eventuale sostegno in campagna elettorale ad altri possibili candidati.

Luciani ha anche specificato le “condizioni” in base alle quali portare avanti l’eventuale candidatura.

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Ecco qui di seguito i chiarimenti forniti dal sindaco di Francavilla in riferimento alla propria candidatura per la Regione Abruzzo:

Io sono a disposizione per una mia candidatura nel ruolo di presidente della Regione così come sono pronto a battermi in campagna elettorale per persone meritevoli. L’importante è che si esca fuori dagli schemi precostituiti e si voglia realmente rinnovare. Il Partito Democratico è stato ampiamente superato dai tempi e dalla stima degli elettori poiché la sua classe dirigente non ha saputo interpretare il vento del cambiamento. Non sono però morti i valori del centrosinistra e in molti di essi io credo fermamente. Non c’è quindi altra possibilità che quella di individuare una nuova leadership dell’area di centrosinistra che possa contrastare validamente il dilagante populismo dell’attuale governo e sia in grado di tornare con umiltà tra i cittadini evitando di bussare alla loro porta solo durante la campagna elettorale. Non vorrei passare per un disfattista perché non lo sono mai stato ma non riesco a vedere alcun elemento positivo nel comportamento e nelle azioni di coloro che dovrebbero essere in grado di coordinare e gestire l’area alla quale appartengo. Dovrebbero solo farsi da parte.

Ho appreso dell’improvvisa esigenza degli attuali amministratori regionali di prorogare il termine per le dimissioni o decadenza dalla carica dei membri del governo e dei sindaci delle città con popolazione superiore a 5.000 abitanti (si parla di portarlo da 7 a 60 giorni dallo scioglimento del Consiglio Regionale). Esigenza che appare tardiva, sospetta e che non tiene affatto presente l’interesse dei territori. Mi chiedo come mai la classe dirigente non abbia proposto di abrogare la legge “anti D’Alfonso” in questi 4 anni visto che siamo l’unica regione d’Italia nella quale c’è tale incompatibilità e come mai si proponga solo oggi frettolosamente di ampliare il termine da 7 a 60 giorni.

Lasciare la guida della mia città oggi sarebbe un enorme sacrificio. Sarei disposto ad affrontarlo solo a condizione di avere le mani libere per un progetto di ricostituzione dell’intera area di centrosinistra allo scopo di aggregare i movimenti civici che nascono dal territorio e dalla gente. In questo caso non avrei alcun dubbio, consapevole del fatto che anche la mia città resterebbe al mio fianco.
Se così non fosse, continuerei con convinzione ed entusiasmo a fare quello che sto facendo, porterei avanti il mio secondo mandato da Sindaco all’interno del quale vi sono già moltissimi progetti in cantiere, senza avvertire questa scelta come una costrizione. Il carburante del mio motore è infatti l’affetto dei miei cittadini.