Il settore dei punti vendita ricariche (PVR) è un elemento importante nel mondo dell’intrattenimento italiano. Un settore ben riconoscibile, che negli anni si è sempre distinto come uno dei punti forti di una filiera chiave per l’economia nazionale. Ora che il 2024 volge al termine si avvicina un’altra scadenza: quella delle concessioni. E con l’entrata in vigore del nuovo modello di assegnazione, il rischio per i PVR è sempre più ampio. Insomma, la riforma nazionale del gioco pubblico, che investe per intero il settore online, rischia di compromettere quella che è una categoria considerata quasi sacra nel Belpaese.
Difatti l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli è in procinto di pubblicare la Determina Direttoriale, che introdurrà l’Albo dei PVR. Il testo andrà a completare l’iter entro fine ottobre, ovverosia a piena operatività dell’Albo.
L’iscrizione, come riportato da Gamingreport.it, avrà un costo di 100 euro e sarà solo telematica per i titolari di rivendite e soggetti che esercitano attività di punti vendita ricarica con regolare autorizzazione. Oggi i PVR sono circa 50.000, nelle previsioni si attendono 30.000 iscritti per un totale di 3 milioni di euro. Ma al netto di tutto si tratterà di iscrizioni ridotte.
Nelle intenzioni del MEF c’è anche l’idea di imporre una tassa da 200 a 700 euro agli operatori PVR oer continuare la loro attività, andando così ad incassare circa 35 milioni di euro. Le nuove misure volute dal Governo Meloni, però rischiano di scombinare le carte in tavola per i PVR.
Il processo di accreditamento sarà infatti più rigoroso, così come rigorose saranno le sanzioni in caso di infrazioni di regole. La nuova normativa va comunque ad imporre un limite settimanale di circa 100 euro per la ricarica dei conti di gioco in contanti, incentivando l’uso di metodi di pagamento tracciabili e registrati.
I gestori dovranno dunque adeguare i propri sistemi rischiando una grossa perdita di clienti: concreta è la prospettiva di una migrazione verso i canali online ancora più completa di quella che oggi è reale. Le nuove norme dell’esecutivo hanno pertanto suscitato preoccupazioni e perplessità: in gioco c’è anche il futuro di piccole e medie imprese. 20.000 delle quali rischiano la scomparsa.
Altro rischio, forse il maggiore, è che le filiere commerciali che gravitano attorno ai PVR possano cominciare un distaccamento dai concessionari di dimensioni medie e piccole prima dell’entrata in vigore del bando, causando grosse perdite occupazionali anche tra i concessionari attualmente attivi.
Per i PVR gli escamotage sono ormai pochi: essi dovranno adottare nuove strategie e fare da intermediari tra concessionari e governo. In seconda analisi, dovranno coinvolgere coralmente tutti gli attori del panorama delle scommesse online. Affare non da poco che rischia di compromettere l’intero ecosistema PVR.