di Monica De Panfilis
La perdurante crisi nel settore dell’edilizia, una pressione fiscale fuori controllo e una ancora forte restrizione del credito tagliano le gambe alle attività artigiane e alle piccole imprese della provincia di Pescara. Tra queste, quelle di Montesilvano sono le più tassate. Ecco la fotografia scattata dalla Cna, che conta oltre 2.600 associati sul territorio. Dello stato attuale dell’economia pescarese e delle prospettive future abbiamo parlato in questa intervista con Carmine Salce, direttore dell’associazione provinciale ma anche vicepresidente della Camera di Commercio di Pescara.
Qual è la situazione attuale?
«Nel secondo trimestre dell’anno, il nostro studio sull’albo delle imprese artigiane ha riscontrato ancora una volta un risultato negativo tra iscrizioni e cancellazioni. Siamo a -15, che è un dato migliore di quello degli anni precedenti, ma comunque ancora caratterizzato dal segno meno».
Cosa non è cambiato?
«La perdurante crisi nel comparto delle costruzioni (case, ma anche arredo e impiantistica), che ha una ricaduta forte sulla domanda interna. La realtà industriale pescarese è legata ai servizi e all’edilizia, continuare a perdere occupati in questi settori vuol dire avere minore disponibilità di risorse da spendere».
Quali altri fattori favoriscono questa situazione di stallo?
«Una restrizione ancora forte del credito alle imprese e una pressione fiscale ormai fuori controllo. A una pressione fiscale nazionale che sta faticosamente scendendo, si sta sostituendo una fiscalità locale che sta velocemente aumentando. Tutto questo non favorisce la competitività delle imprese.
Ci sono imprese di giovani, nate da un anno, che pagano le tasse non sui redditi ma sui servizi, che poi non sono neanche erogati. Da un’analisi della Cna sui tre centri maggiori della provincia -Pescara, Montesilvano e Spoltore- è emerso che la seconda è la città più cara dal punto di vista fiscale. Spoltore la meno cara tra le tre. Ma certamente nessuna di loro si colloca nel panorama nazionale in posizioni virtuose».
Quali prospettive per il futuro?
«Se ognuno facesse la propria parte, penso alle banche e alla fiscalità locale, che dovrebbe essere meno ossessiva, un numero maggiore di imprese sopravvivrebbe in attesa della ripresa, e meno famiglie avrebbero problemi. La ripresa non potrà più tardare, anche se ci vorranno 20-30 anni per tornare ai livelli pre-crisi».
In questo scenario che peso hanno le imprese straniere che aprono i battenti sempre più numerose in città?
«Anche loro soffrono, ma negli anni precedenti con loro abbiamo attenuato il segno negativo. Attenzione, però, al rispetto delle regole della concorrenza».
Nei giorni scorsi la Cna ha organizzato a Chieti il Digitaly, la kermesse di carattere nazionale che vuole avvicinare le imprese alle tecnologie digitali. Quanto sono tecnologicamente avanzate le attività pescaresi?
«Qualcosa si sta muovendo, anche grazie ad una serie di incentivi che ci sono stati a livello regionale e locale. I bandi della Camera di Commercio sul commercio elettronico hanno esaurito in breve le risorse a disposizione. Vuol dire che da parte delle imprese, di giovani ma anche di meno giovani, c’è la consapevolezza che per aumentare la domanda bisogna farsi conoscere di più, oltre la propria vetrina, con il supporto del web, dei social network e con il commercio elettronico».