[Cultura]

Carlo Cracco e studenti alberghiero De Cecco Pescara: incontro con lo chef [FOTO]

Carlo Cracco e gli studenti dell’alberghiero De Cecco di Pescara: l’incontro con lo chef.
Nella giornata di ieri, martedì 16 marzo, incontro tra il noto chef stellato italiano e gli studenti del progetto Pon “Anno Zero” dell’Istituto Alberghiero Ipssar “De Cecco” della città adriatica.
Per guardare le foto dell’incontro clicca sull’immagine qui di seguito:

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Oltre al celebre cuoco e volto televisivo (nonché ex giudice di MasterChef Italia), ad affiancare i ragazzi dell’alberghiero, la dirigente Alessandra Di Pietro e le docenti tutor Cristiana De Martinis e Giuseppina Fusco.

Questi i nomi dei 24 studenti cronisti del progetto Pon protagonisti dell’incontro con Chef Cracco:

  • Julia Assetta,
  • Giorgia Barbetta,
  • Nicolò Belisario,
  • Ricardo Javier Bracamonte Bellafante,
  • Camilla Capodicasa,
  • Michelangelo Cavuti,
  • Fabio Del Rossi,
  • Nickolas Di Domenico,
  • Caterina Grossi,
  • Aneta Hradiska,
  • Ludovica Marusco,
  • Paolo Mennella,
  • Brenda Morgano,
  • Christian Orsini,
  • Matteo Pascucci,
  • Luca Rotondo,
  • William Santini,
  • Giulia Savini,
  • Edoardo Selleri,
  • Anna Simone,
  • Jasmine Tenaglia,
  • Sara Terreri,
  • Gaia Valentini,
  • Filippo Vittoria.

Di seguito il resoconto e i dettagli dell’incontro con lo chef Carlo Cracco nella nota diffusa dall’Istituto Alberghiero “De Cecco” di Pescara:

“Nel pieno dell’emergenza Covid-19, per chi fa il nostro mestiere, quello dello Chef, la prima regola è non farsi abbattere, né da una pandemia, né da qualunque altro terremoto. Abbiamo il dovere di resistere, di conservare la passione e di non lasciarci travolgere dallo sconforto. Poi ripartire, che implicherà fare delle scelte, riscrivere le regole del nostro settore, cambiare la cultura collettiva per non essere più demonizzati, far capire che fare ristorazione non significa riempire un locale fino all’osso, e che consentire ai propri clienti di mangiare distanziati è bello, non perché si evita un contagio, ma perché si mangia comodi. E i pionieri di questo cambio culturale dovranno essere proprio i più giovani, sostenuti dalla nostra esperienza”. Lo ha detto lo Chef stellato Carlo Cracco che ieri, in videoconferenza, ha incontrato i 24 studenti della Redazione giornalistica dell’Istituto Alberghiero Ipssar ‘De Cecco’ di Pescara, costituita nell’ambito del Progetto Pon ‘Anno Zero’ che ha preso il via quattro anni fa. Ad affiancare i ragazzi la dirigente Alessandra Di Pietro e le docenti tutor Cristiana De Martinis e Giuseppina Fusco.
“Anche quest’anno, nonostante la pandemia che ci impone la didattica a distanza e collegamenti telematici, siamo comunque riusciti a far ripartire le rotative della nostra redazione e a offrire ai nostri ragazzi l’opportunità straordinaria di incontrare personaggi di livello internazionale – ha sottolineato la dirigente Di Pietro –. E dopo Heinz Beck e Niko Romito, l’edizione 2021 ha visto, come primo protagonista della carrellata di ospiti, lo chef Carlo Cracco che ha dedicato il proprio pomeriggio ai nostri cronisti, studenti degli indirizzi di Enogastronomia, Sala e Vendita e Accoglienza, sottoponendosi senza alcuna remora al fuoco di fila di domande. Con una semplicità inimmaginabile ha instaurato immediatamente un rapporto di grande confidenza e affabilità con i nostri studenti, aprendosi al racconto dei propri esordi in cucina, quindi le scelte di vita che hanno determinato la nascita del personaggio Cracco, senza dimenticare di dare consigli e suggerimenti a quei ragazzi, alcuni dei quali fra qualche mese sosterranno l’esame di diploma e dovranno scegliere il proprio futuro, tra scuole di specializzazione, università o anche gettarsi nel mondo del lavoro. Un incontro che ha reso più pop l’Alta Cucina. Il suo messaggio agli studenti: per essere un ottimo cuoco occorrono cultura, carattere, palato, sensibilità, tecnica e orizzonti infiniti”. Quindi la parola a Chef Cracco che, rispondendo alle domande dei 24 cronisti, guidati dallo studente Nickolas Di Domenico, ha raccontato ai ragazzi che “personalmente, vicentino per nascita, ho scelto l’Istituto Alberghiero perché mi piaceva il colore della scuola, era viola, non sapevo ancora di voler fare lo chef, ma volevo provare. Solo che all’inizio la materia in cui andavo peggio era proprio cucina, avevo 4, non piacevo neanche al professore perché diceva che facevo troppe domande e rallentavo i ritmi della classe. Dopo i voti del primo semestre mi sono detto ‘andrà meglio’, ho continuato, in quegli anni il sabato e la domenica gli studenti potevano già lavorare e lì ho iniziato a imparare i segreti di una cucina. Dopo lo shock dei primi due mesi di lavoro, ho capito che quella professione mi piaceva, fra l’altro ho iniziato con la pasticceria perché ero goloso, quindi mi alternavo tra pasticceria e cucina, ho imparato a muovermi tra i fornelli, a tagliare, sminuzzare, ho iniziato a non sentirmi più un pesce fuor d’acqua e a sentirmi a mio agio. Dopo qualche mese lo stesso professore di cucina mi disse che mi vedeva cambiato e io gli ho risposto che ero sempre lo stesso, ma l’ho ringraziato per avermi mandato a lavorare perché avevo finalmente capito che quella era la mia strada. La maturazione è arrivata con l’esperienza nella brigata di Gualtiero Marchesi, era il 1986, eravamo solo 3 italiani su 37 ragazzi di 4 nazionalità e nessuno degli stranieri parlava italiano. Gualtiero Marchesi – ha detto Chef Cracco – è stata la vera rivoluzione in cucina, tutto ciò che è avvenuto negli ultimi trent’anni, dagli show televisivi alle scuole di alta specializzazione in enogastronomia alla nascita delle Accademie lo dobbiamo a Marchesi che è stato il primo, capace di tagliare il superfluo in cucina, di riscrivere le ricette. È stato il maestro che mi ha spinto ad andare all’estero per completare la mia formazione, in anni in cui non c’erano gli stage o il concetto di Comunità Europea e anche in Francia eri considerato un extracomunitario e nelle cucine estere entravi solo per meritocrazia”. Sul ruolo della critica nella vita di uno chef: “La critica non si mangia e tutto ciò che non si mangia non ci interessa – ha detto Carlo Cracco -. Ironia a parte, la critica enogastronomica è il riflesso del Paese, ma il nostro lavoro dev’essere buono indipendentemente dalla critica, perché ogni singolo chef deve credere nella propria capacità, nel proprio palato. Se poi arrivano le stelle va bene, ma non sono quelle l’ago della bilancia. Agli studenti che aspirano a diventare chef o cuochi, suggerisco come passo primario di fare esperienza all’estero, innanzitutto perché aiuta a far apprezzare di più il proprio paese e poi perché oggi ci permette di confrontarci con almeno 20 cucine diverse da quella italiana. E poi l’esperienza della pandemia dev’essere la strada per cambiare la cultura della ristorazione, che è diversa dalla gestione di qualunque altro pubblico esercizio. Non possiamo riempire di clienti un ristorante come faremmo con un bar e non possiamo essere considerati alla stessa stregua”. “La lezione di Chef Cracco – ha sottolineato la docente De Martinis – è quella della semplicità in cucina e della creatività. Il suo motto più celebre, ‘se vuoi fare il figo usa lo scalogno’, è la sua metafora per dire ai nostri studenti che anche l’alimento meno amato, come può essere una cipolla per qualcuno, se manipolato da uno chef del suo calibro diventa una pietanza prelibata, tutto dipende dalle proprie capacità”. 

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