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Dall’Inghilterra all’Abruzzo a piedi: l’impresa di Stefano Cipollone [FOTO]

Dall’Inghilterra all’Abruzzo a piedi: questa l’incredibile impresa compiuta da Stefano Cipollone durante la primavera di quest’anno.
Il giovane di Ortona ha infatti percorso la Via Francigena e, dopo un lungo ed estenuante viaggio durato circa 2 mesi e mezzo, si appresta a festeggiare il suo 24esimo compleanno nella “sua” Ortona.
Già, perché giovedì 16 giugno, giorno del suo compleanno, Stefano arriverà nella città adriatica raggiungendo il “doppio traguardo” dei 24 anni e della conclusione della sua impresa a piedi per l’Europa. Per vedere la galleria di foto scattate da Stefano durante il suo viaggio, clicca sull’immagine qui di seguito:

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Un’impresa eccezionale che ha condotto Cipollone da Canterbury, in Inghilterra, fino a Roma prima e a Ortona poi, passando attraverso Francia e Svizzera e superando diverse difficoltà.
E, soprattutto, percorrendo ben 2300 chilometri per tornare a casa. Oltre duemila chilometri che corrispondono alla Via Francigena (da Canterbury a Roma) e, da Roma a Ortona, al Cammino di San Tommaso. E a raccontare l’esperienza vissuta è lo stesso Stefano, in arte El Rambo Italiano, che narra della sua impresa partita quasi all’inizio della primavera, ossia il primo giorno di aprile del 2016.

«Era il primo aprile 2016 e in una soleggiata giornata primaverile iniziava il mio pellegrinaggio della Via Francigena, da Canterbury (Gran Bretagna) a Roma. Non sapevo ancora che sarebbe stato un viaggio pieno di insidie ma anche colmo di colpi di scena e caratterizzato da incontri con persone speciali.
Dopo aver percorso il breve tratto di campagna inglese ho raggiunto Dover, dove mi sono imbarcato sul traghetto per Calais. Arrivato in Francia ho continuato a inoltrarmi verso Sud, dormendo in tenda ovunque capitasse».

In terra francese iniziano però le prime “difficoltà”: «Le condizioni meteo sono mutate rapidamente ed è iniziata un’incessante pioggia che poi sarebbe diventata la mia compagna di viaggio per quasi tutto il cammino in terra francese», spiega Stefano, «Già dai primi giorni mi sono reso conto di essere l’unico pellegrino e i francesi, non credendo alla mia storia, mi hanno dato più volte del pazzo, immigrato clandestino o addirittura evaso di prigione. Ho iniziato a percorrere subito lunghe distanze (40-45 km al giorno) ma il 4° giorno ho subito un serio infortunio al peroneo corto della caviglia destra. Ho continuato a camminare con un incredibile dolore sempre più crescente fino alla bellissima città di Reims dove, dopo un controllo medico, è stata accertata la seria infiammazione del tendine».

Il responso dei medici per Stefano e per la sua impresa, sembra essere unanime e drammatico: il 24enne deve assolutamente interrompere il cammino per non rischiare la rottura del tendine. «Tutto questo accadeva solamente al 12° giorno ed è stato uno dei momenti più difficili da superare», racconta “El Rambo Italiano”, «Comunque non mi sono perso d’animo e ho deciso di continuare a tutti i costi, con le dovute cure mediche. È stato cosi che con tanto dolore (da appannarmi la vista) ho continuato a discendere la Francia fino ad arrivare al confine svizzero. Nel frattempo la tenda l’avevo già spedita a casa perché di notte era troppo freddo». E, al confine con la Svizzera, subentrano nuovi potenziali ostacoli e avversità, come la neve e il ghiaccio:

«Per entrare nel paese elvetico ho dovuto superare le prime montagne, le Prealpi, a circa 1300 metri e lì ho incontrato la neve e ghiaccio per la prima volta in tutto il viaggio. Una volta arrivato a Losanna ho potuto godere di uno dei paesaggi più incantevoli al mondo: il lago di Ginevra, con le Alpi a picco sul lago. Di lì ho inziato la lenta risalita verso quello che avrebbe rappresentato la sfida più grande di tutta la mia vita, il Gran San Bernardo».

Il “muro” rappresentato dal Gran San Bernardo è stato infatti uno degli ostacoli più insidiosi nel cammino di Cipollone: «C’è stato tutto un intenso lavoro “dietro le quinte” affinchè fossi pronto a risalire questa montagna fino a quasi 2500 metri. Comunque fino al giorno prima la risalita non era ancora sicura, a causa della intensa bufera di neve e del rischio valanghe. Alla fine il 2 maggio alle ore 10.30 ho iniziato l’impresa dal campo base insieme ad altri alpinisti francesi. Sin da subito i 3 metri di neve si sono fatti incredibilmente ostici e anche con le ciaspole facevo una fatica enorme ad avanzare. Durante la risalita ho terminato tutto il cibo e l’acqua a causa dell’immane sforzo e ci ci sono stati momenti di tensione a causa di 2 valanghe, fortunatamente sull’altro versante. Quello che è successo di seguito è una serie di tentativi per cercare di avanzare attraverso la nebbia e il freddo sempre più pungente. Con il salire di quota ho iniziato ad avere qualche difficoltà a respirare e i miei compagni hanno avuto anche loro dei problemi tanto che si sono dovuti fermare. Io ho continuato da solo fino a dover scalare una cresta di ghiaccio, dopo la quale ho raggiunto la cima e il rifugio. È stata un ‘ esperienza durissima ma mi ha insegnato tanto. Il giorno dopo, scortato dal sacerdote del rifugio (a causa della nebbia), sono entrato nel territorio italiano a quota 2500 metri e davanti a me si è aperto uno spettacolo meraviglioso, la Valle d’Aosta completamente innevata. Ho continuato a discendere la montagna da solo fino ad arrivare a fine giornata ad Aosta.

L’avventura di del 24enne prosegue quindi in Italia: «Da lì in poi ho cominciato a dormire in conventi e ostelli religiosi, quasi sempre da solo. Dopo aver percorso tutta la Valle d’Aosta sono entrato in Piemonte e, superate le risaie nel Vercellese, ho raggiunto la Pianura Padana e da lì Pavia. Seguendo i numerosi affluenti del Po, ho guadato lo stesso tramite l’antico Transitum Padum e ho raggiunto l’Emilia Romagna. In seguito, mi sono diritto verso la Toscana e insieme ad altri 2 pellegrini californiani e uno di Milano abbiamo fatto il passo della Cisa e siamo giunti in prossimità delle Cinque Terre, in Liguria. Di li abbiamo proseguito fino tornare nuovamente in Toscana, in Versilia. Continuando verso Sud, di nuovo da solo, ho visitato dei paesi bellissimi, quali: San Miniato Alto, San Gimignano, Monteriggioni e la bellissima città di Siena. Proseguendo verso Sud ho raggiunto il confine con il Lazio e qualche giorno dopo, il 1° Giugno ho raggiunto il Vaticano, dopo aver camminato per 2000 km in 62 giorni».

Il lungo viaggio sulla Via Francigena si conclude, ma Stefano, caparbiamente, sceglie di proseguire ancora a piedi il suo lungo “ritorno a casa”: «Da Roma ho deciso di proseguire fino a casa attraverso il Cammino di San Tommaso, molto suggestivo ma abbastanza duro viste le numerose montagne da valicare. Oggi, 75° Giorno, sto andando a Pretoro e tra 2 giorni, in occasione del mio 24° Compleanno tornerò a casa a Ortona dopo aver percorso in solitaria mezza Europa e aver vissuto decine e decine di esperienze».

E il “lungo viaggio” di Stefano si concluderà nel migliore dei modi, ossia con una degna accoglienza in Abruzzo e più nello specifico nella sua città di Ortona, e con una conseguente grande festa di compleanno:

«L’arrivo sarà “annanz a San Tumass” il 16 giugno intorno alle ore 17-18», conclude il protagonista dell’impresa, «e ci sarà un rinfresco a Magnolia dove tutta la comunità ortonese e abruzzese è invitata. Poi seguirà una mega grigliata a casa per festeggiare il mio 24esimo compleanno».

Michele Pacella

Giornalista

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