Le associazioni ambientaliste tornano sulla vicenda dei pini abbattuti in viale Regina Margherita a Pescara segnalando come si stia consumando «un secondo copione triste nel quale le tardive aperture alla partecipazione delle associazioni e dei cittadini sono state smentite dalla sostanziale attuazione del programma verticisticamente stabilito dall’Amministrazione comunale».
Gli ambientalisti ricordano come, dopo il taglio di 6 esemplari nel primo giorno e l’interruzione temporanea imposta dalla ordinanza della Soprintendenza è seguito l’abbattimento di altre 10 piante, nonostante i sopralluoghi della commissione mista incaricata di redigere un rapporto, col quale verificare la possibilità di salvarne il maggior numero.
«Pur in presenza di un progetto concepito e redatto senza alcuna forma di consultazione preventiva», dicono le associazioni ambientaliste, «che avrebbe potuto registrare opinioni e contributi già in sede di ideazione, le associazioni ambientaliste e i cittadini hanno accolto le aperture dell’amministrazione comunale seguite alle prime proteste per gli abbattimenti; ma questo momento partecipativo è rimasta semplice concessione formale: infatti solo alcuni esemplari si sono potuti salvare, forse solo temporaneamente. L’ amministrazione comunale dunque si è confrontata solo dopo lo stop della Soprintendenza all’abbattimento dei pini, riprendendo i tagli appena dopo il pronunciamento del Tar. Non si è colta, quindi, quell’occasione per un ponderato ripensamento ma si è agito come programmato appena è stato possibile. Ciononostante la pratica di vincolo sul viale dei Pini, come strada storica, procede. Non è questo il metodo con il quale si può affrontare in maniera partecipata la disamina dei progetti che l’Amministrazione comunale ha in animo di eseguire, né soprattutto la più rilevante questione di mettere a sistema la gestione del patrimonio arboreo cittadino e di procedere verso un piano generale del verde urbano, inteso come rilevante elemento territoriale capace di incidere sulle scelte urbanistiche e di struttura della città. Se si vogliono perseguire questi obiettivi bisogna che il Comune cambi atteggiamento e metodo. In primo luogo è opportuno che i vari interventi si inscrivano in una logica sistematica che affronti le emergenze come parte di un processo di trasformazione organico, in secondo luogo è necessario che nel bilancio si reperiscano stanziamenti credibili e adeguati, in terzo luogo occorre che il processo partecipativo venga strutturato in modo permanente per accompagnare l’intero percorso programmatico».
Per queste ragioni le associazioni richiedono la istituzione di una consulta comunale per il verde nella quale esse siano rappresentate con modalità di interlocuzione sistematica con la Giunta comunale a monte delle decisioni ed in sede della loro impostazione e un comitato tecnico composto di specialisti delle materie in esame deve accompagnare le fasi della progettazione e poter interloquire con gli uffici tecnici preposti.
«Vorrei mettere un punto in chiaro, una volta per tutte», dice l’assessore al Verde Laura Di Pietro, «se abbiamo deciso, con sofferenza, di procedere al taglio di alcuni pini lungo l’arteria, non è certo stato per un colpo di testa, né tantomeno per la insensata volontà di investire fondi in tagli e ripiantumazioni non necessarie. Abbiamo preso questa dolorosa decisione perché avevamo in una mano una relazione firmata da uno dei massimi esperti in materia e confermata dal responsabile al Verde del Comune di Pescara e anche da un rappresentante dell’ordine degli Agronomi e nell’altra mano una sentenza del Tar che ci imponeva di procedere. Nonostante ciò abbiamo continuato il percorso partecipativo che ha portato, con l’investimento di una somma non banale per un Comune in predissesto e a seguito di ulteriori tre sopralluoghi condivisi, al “recupero”, previe ulteriori verifiche, di sei esemplari».