Search

Truffa del cartellino a Pescara, 17 persone indagate: le scoperte dei carabinieri

17 persone indagate a Pescara per la cosiddetta “truffa del cartellino“: questo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri della Compagnia di Pescara.
I militari nella mattinata di oggi, martedì 13 novembre, hanno eseguito un’ordinanza del Gip del Tribunale di Pescara, su richiesta della Procura della Repubblica, con la quale è stata applicata la misura cautelare interdittiva nei confronti di 7 dipendenti, mentre altre 10 persone risultano indagate, per un totale complessivo di 17 persone coinvolte.

Le indagini condotte dai militari della Compagnia di Pescara Scalo hanno riguardato alcuni dipendenti della società “Provincia e Ambiente” la quale, operando in regime di “in house providing”, si occupa del controllo, manutenzione e certificazione degli impianti termici per conto della Provincia di Pescara.
Tra i reati contestati, a vario titolo, alle persone coinvolte nell’inchiesta, figurano: truffa aggravata continuata (in alcune occasioni anche in concorso), per alcuni peculato, falsa attestazione della presenza sul luogo di lavoro, in alcune circostanze anche in concorso e falsità materiale ed ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

Inserisci il tuo codice AdSense qui

Le indagini dei carabinieri sono partite nel maggio del 2017 e, nel corso del tempo, sarebbero emerse delle condotte illecite da parte di alcuni dipendenti.
Stando a quanto emerso nelle indagini, alcune delle persone coinvolte, durante le ore di lavoro, si sarebbero allontanate dall’ufficio senza alcuna autorizzazione e senza passare il badge nell’apposito orologio marca tempo.

A supporto dell’attività investigativa dei militari sono stati eseguiti servizi di osservazione e pedinamento, oltre all’installazione di telecamere all’interno e all’esterno dei luoghi di lavori, al fine di controllare, monitorare e registrare l’ingresso e l’uscita dei dipendenti.
L’acquisizione dei relativi video è proseguita per più di sei mesi, facendo emergere alcuni comportamenti irregolari. Nello specifico, stando a quanto specificato dai carabinieri, alcuni dei dipendenti della società, dopo aver passato il badge nell’orologio marcatempo, all’atto dell’ingresso in ufficio, si sarebbero assentati arbitrariamente e senza autorizzazione, recandosi a svolgere commissioni private.

Oltre a ciò, sempre in base a quanto spiegato dai militari, i dipendenti avrebbero utilizzato lo stratagemma del “doppio passaggio” consecutivo in entrata (entrata/entrata) o in uscita (uscita/uscita).
In base a quest’ultimo l’orologio marcatempo avrebbe pertanto annullato la precedente operazione di uscita o entrata, contabilizzando le ore di servizio previste (8 ore per i lavoratori a tempo pieno) al fine di percepire, a fine mese, la retribuzione di ore lavorative maggiori di quelle realmente effettuate.

Oltre a ciò, alcuni dipendenti avrebbero passato il badge di altri colleghi giunti a lavoro in ritardo oppure assenti arbitrariamente.
Nelle indagini sono stati controllati anche gli spostamenti dei veicoli di servizio utilizzati dai dipendenti addetti alle verifiche esterne degli impianti di riscaldamento.

Tali mezzi, sempre in base a quanto emerso, sarebbero stati utilizzati anche in maniera abusiva per esigenze private. Durante le attività investigative i carabinieri hanno acquisito tutta la documentazione contabile della società.
E nelle indagini sarebbero stati raffrontati i dati registrati dall’orologio marcatempo, quelli riportati nelle buste paga e quanto registrato dalle telecamere: in tal modo sarebbero emerse le attività irregolari svolte dai dipendenti coinvolti nell’inchiesta.

Come accennato, l’intera attività investigativa avrebbe coinvolto 17 persone. Solamente per 7 di queste, però, in base a quanto emerso, è stata applicata la “misura cautelare interdittiva della sospensione di 6 mesi dall’esercizio di attività lavorativa e di impiego presso amministrazioni o enti pubblici o a prevalente partecipazione pubblica”.

In pratica, in base a quanto spiegato dai militari, alcuni dei dipendenti avrebbero “tenuto comportamenti illeciti che non hanno avuto connotazioni occasionali, ma hanno costituito espressione di un’analitica e approfondita programmazione, ponendo in essere detti comportamenti non solo in un arco rilevante di tempo ma anche quasi senza soluzione di continuità, arrivando a percepire ingiusti compensi in danno di un ente pubblico territoriale per attività lavorative mai svolte”.