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Spacciava cocaina organizzando incontri e pagamenti tramite WhatsApp

Spacciava droga organizzando gli incontri per la cessione dello stupefacente e i pagamenti tramite WhatsApp, l’applicazione di messaggistica per smartphone: questa la scoperta fatta dalla polizia e che ha portato all’arresto di un giovane a Pescara.
A finire in manette, nell’operazione condotta dalla Squadra Mobile, la quale ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Pescara su richiesta del Pm, D.B.M., 30enne pescarese.

L’uomo è stato arrestato e ristretto ai domiciliari poiché accusato del reato di spaccio di sostanze stupefacenti.
L’attività illecita sarebbe stata compiuta dal giovane nel periodo compreso tra agosto e novembre 2017.

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Il 30enne, stando a quanto scoperto nelle indagini, avrebbe spacciato in più occasioni della cocaina ad alcuni suoi “clienti” abituali, con cadenza quasi settimanale.
Tutto ha avuto inizio a novembre, quando il 30enne era stato fermato per un controllo da parte degli agenti della Squadra Mobile che stavano indagando su un ampio giro di spaccio, e trovato in possesso di 6 grammi di cocaina suddivisa in dosi, oltre a materiale per il confezionamento e 535 euro in contanti.

In quell’occasione l’uomo era stato denunciato a piede libero.
Da lì erano però partite delle indagini più approfondite, poiché analizzando il cellulare del 30enne gli investigatori avrebbero scoperto alcuni messaggi “sospetti” inviati da quest’ultimo su WhatsApp.

Il giovane, tramite la nota app di messaggistica, avrebbe infatti concordato appuntamenti e sollecitato il pagamento di somme di denaro.
A quel punto i poliziotti avrebbero convocato in Questura i destinatari dei messaggi.

Messi di fronte all’evidenza, questi ultimi avrebbero confermato di aver acquistato numerose dosi di cocaina dal giovane.
Alla luce delle scoperte appena descritte fatte nel corso delle indagini, nelle ultime ore è giunta l’applicazione della misura cautelare per il 30enne.

Oltre all’arresto, del giovane, è stato disposto anche il sequestro di un conto corrente intestato proprio all’uomo, sul quale, in base a quanto emerso, sarebbero stati depositati oltre 30mila euro in un breve periodo.
Tale cifra, alla luce anche della brevità del tempo trascorso, sarebbe risultata oltremodo spropositata rispetto alle dichiarazioni dei redditi depositate all’Agenzia delle Entrate da parte dell’indagato negli ultimi 5 anni.