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Omicidio Pavone, chiesti 30 anni di reclusione per Gagliardi

Trenta anni di reclusione per Vincenzo Gagliardi, l’uomo accusato dell’omicidio dell’ingegnere informatico Carlo Pavone.

Questa la richiesta fatta dal pubblico ministero del tribunale di Pescara Anna Rita Mantini. All’udienza di oggi, mercoledì 15 luglio, presenti l’imputato, sul cui capo pende l’accusa di omicidio volontario premeditato, Adele e Rocco Pavone, rispettivamente sorella e fratello dell’ingegnere informatico. Pavone venne trafitto da un colpo di fucile sotto casa a Montesilvano il 30 ottobre 2013 e morì il 16 novembre 2014 dopo un anno di coma.

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Dopo la requisitoria del pubblico ministero, parleranno gli avvocati delle parti civili e la difesa di Gagliardi. Secondo l’accusa, l’imputato, che in passato ha lavorato con la moglie di Pavone e con la quale aveva una relazione sentimentale di cui la vittima era a conoscenza, avrebbe atteso l’ingegnere informatico sotto casa e gli avrebbe sparato.

Gagliardi ha chiesto e ottenuto di essere giudicato con il rito abbreviato. Si trova in carcere dal 28 maggio scorso.

Ammonta a 600 mila euro la richiesta di risarcimento dei danni avanzata dalle parti civili, rappresentate dall’avvocato Massimo Galasso. Nel dettaglio sono stati chiesti 300 mila euro per la madre della vittima, Concettina Toro, e 150 mila euro per ciascuno dei due fratelli, Adele e Rocco Pavone. Si attende la richiesta di risarcimento per i figli di Pavone, rappresentati dall’avvocato Di Zio.