[Pescara]

Case d’appuntamenti e sfruttamento della prostituzione: sgominata banda

I componenti di quella che è stata definita come un’associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione sono stati arrestati da parte della polizia.
Le indagini sono state condotte dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Pescara, con la collaborazione dei colleghi di Milano, Lecce e Genova, e hanno portato all’esecuzione di 5 misure cautelari.

Quattro persone sono finite in carcere con le accuse di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione, mentre una quinta persona, una donna, è stata ristretta ai domiciliari e dovrà rispondere solamente delle accuse di favoreggiamento e sfruttamento.
Altre due persone risultano invece attualmente ricercate, per un totale complessivo di 7 persone indagate, sei delle quali ritenute dagli investigatori parte di una struttura criminale stabile e organizzata.

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Le indagini sono state supportate anche da intercettazioni telefoniche, e hanno permesso di scoprire come funzionava il sistema.
In base a quanto emerso, sarebbero stati reperiti degli alloggi da destinare all’esercizio del meretricio (a Pescara e in diverse altre parti d’Italia), e la pubblicazione di annunci su siti specializzati avrebbe consentito di trarre ingenti profitti dalla prostituzione altrui.

Una donna, attualmente latitante, avrebbe agito come una sorta di “call center” dalla Spagna, rispondendo alle telefonate ai numeri pubblicati su siti specializzati, indirizzando i clienti nelle varie case d’appuntamento in Italia.
Alcuni collaboratori avrebbero provveduto a recarsi dalle prostitute per incassare la percentuale sugli incassi, e la donna avrebbe pertanto tratto vantaggi economici dalle prestazioni sessuali delle giovani.

Le indagini sono partite verso la fine del 2017 da Pescara, quando venne scoperto dalla polizia un appartamento all’interno del quale era stata individuata una giovane donna albanese che svolgeva l’attività di prostituta nell’immobile appena affittato.
In base alle indagini, supportate da documenti, testimonianze, perquisizioni e analisi dei dati telefonici, sarebbe emersa la presenza di un’organizzazione criminale composta da 6 persone: quattro italiani e 2 donne straniere.

Tra i componenti dell’organizzazione, sempre stando alle indagini, un ruolo di primo piano sarebbe stato svolto da due giovani pescaresi, un 28enne e un 26enne.
Questi ultimi avrebbero provveduto a procacciare una decina di appartamenti, solamente a Pescara, da affittare, a titolo oneroso e a prezzi “fuori mercato”, a donne e a transessuali per lo svolgimento di attività di prostituzione.

La stessa attività di reperimento di immobili sarebbe stata svolta dai due giovani anche in altre città, tra cui Roma, Firenze e Milano.
Ai due è stata inoltre sequestrata una PostePay (intestata a una terza persona), la quale sarebbe stata utilizzata, secondo quanto emerso, per riscuotere i compensi dalle prostitute: queste ultime avrebbero effettuato ricariche sulla carta dopo aver ricevuto, tramite foto, gli estremi.

L’intera organizzazione avrebbe avuto a disposizione appartamenti in numerose città e regioni in tutta Italia.
Le abitazioni darebbero state poi messe a disposizione, da parte degli associati, delle singole prostitute (le quali sarebbero rimaste solamente per pochi giorni, per poi spostarsi in un’altra casa riconducibile al sodalizio).

Complessivamente sono stati individuati dagli investigatori circa 30 appartamenti e 20 persone (tra ragazze e transessuali stranieri), delle quali il sodalizio sfruttava e favoriva la prostituzione.
Oltre ai due giovani pescaresi, tra gli indagati ci sarebbe un 52enne milanese, il quale avrebbe tenuto i contatti con le prostitute e raccolto gli incassi, e un 29enne leccese (gestore di una struttura in Puglia nella quale sarebbero state rintracciate alcune prostitute sfruttate dall’organizzazione), il quale si sarebbe occupato della pubblicazione degli annunci per conto delle ragazze.

Una 37enne colombiana risulta indagata poiché, secondo le indagini, avrebbe reperito appartamenti in Liguria da affittare a prezzi fuori mercato alla prostituta di turno.
L’organizzazione sarebbe stata gestita da due donne straniere attualmente ricercate.

Tra queste una, dalla Spagna, avrebbe raccolto e smistato le telefonate dei clienti, e tenuto i contatti con i due pescaresi e il pugliese per il procacciamento degli alloggi.
L’altra indagata, una rumena, avrebbe svolto ruoli di controllo e riscossione del denaro proveniente dall’attività di prostituzione per conto del 52enne milanese.

Durante le indagini gli agenti delle Squadre Mobili delle province interessate avrebbero eseguito perquisizioni nelle case d’appuntamento acquisendo diversi elementi per i reati contestati alle persone coinvolte.

foto di repertorio

PescaraPost

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