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Borse lavoro sospese agli psichiatrici: Pignoli, Teodoro e i familiari dei malati pronti allo sciopero della fame

I consiglieri comunali Piernicola Teodoro e Massimiliano Pignoli di Scegli Pescara-Lista Teodoro sono pronti, insieme alle famiglie dei malati psichiatrici, a intraprendere uno sciopero della fame se la Regione non stanzierà nuovi fondi per le borse lavoro delle quali usufruivano dal lontano Duemila.

In Abruzzo sono in totale 300 i malati psichiatrici che usufruiscono delle borse lavoro, di cui 10 sono occupati all’interno del Comune di Pescara. Questa mattina una delegazione di familiari dei malati, 2 mamme e una sorella, hanno parlato con Pignoli e Teodoro dei benefici terapeutici ed economici avuti grazie a questo strumento e di ciò che potrebbe accadere se dal primo marzo le borse lavoro saranno, come annunciato, sospese.

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«La Regione», dice Pignoli, «non intende finanziare più le borse lavoro perché considera questi malati di serie B, ma si sbaglia perché è come se a qualsiasi altro malato venissero tolti i medicinali. Le malattie psichiatriche sono delle vere e proprie patologie. Ci saremmo aspettati un incremento di queste borse lavoro e non di certo un taglio. Dal primo marzo questi ragazzi dove andranno a finire? Chiedo che vengano trovate le risorse e finanziate queste borse, altrimenti saremo costretti a forme di protesta eclatanti. Queste persone ci hanno messo la faccia e andranno avanti e per questa ragione se non si sistemerà la questione inizieremo uno sciopero della fame insieme».

«Faccio appello al presidente e amico D’Alfonso e all’assessore-amica Sclocco, che tra l’altro di professione fa la psicologa», aggiunge Teodoro, «loro sono le uniche persone in grado di risolvere il problema. Qui si parla di una terapia, non di uno scherzo e i ragazzi sono tutti impegnati».

«Mio figlio», dice Liliana Di Berardino, madre di un ragazzo di 37 anni affetto da schizofrenia differenziata, «si sentiva inutile ma grazie alla borsa lavoro è tornato a sorridere e a essere felice, sarebbe terribile se perdessimo questa opportunità».

«È migliorato molto da quando ha la borsa lavoro», riferisce Anna Forgione, madre di un ragazzo di 39 anni bipolare e affetto da schizofrenia affettiva, «ora da quando ha saputo la notizia sta molto giù di morale e non sa che cosa fare, si sente perso perché prima era seguito».

«Da quando ha la borsa lavoro», racconta Carla Masciovecchio, sorella di una 55enne affetta da una forma di schizofrenia, «apprezza molto di più la vita e si sente molto più realizzata e stimolata, prima manifestava più pessimismo e svogliatezza».