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Rissa in Faresina-Spoltore e pugno al portiere: «Viene voglia di smettere col calcio»

Un’altra domenica di (poco) calcio e (molta) violenza quella vissuta ieri, 13 dicembre, su un campo abruzzese.
A una sola settimana di distanza dai due incontri sospesi per le aggressioni agli arbitri nel Pescarese (ai quali sono seguite le pesanti decisioni del giudice sportivo), un nuovo grave episodio si è verificato durante la partita FaresinaSpoltore disputatasi a Fara Filiorum Petri.
L’incontro, valevole per la 13esima giornata del campionato di Prima Categoria girone C, è stato infatti sospeso dal direttore di gara alla mezz’ora circa del secondo tempo, per la vera e propria rissa scatenatasi in campo.

E, tra le “vittime” delle violenze, figura il portiere Alessandro Segalotti.
Il 39enne estremo difensore dello Spoltore ha rimediato, nel parapiglia generale, ben 6 punti di sutura a un orecchio e una prognosi di 10 giorni.
Il tutto, per un pugno sferratogli da un avversario mentre il numero 1 era intervenuto per cercare di sedare gli animi accesi al limite dell’area. «Dalla porta, dove stavo cercando di far posizionare la barriera per il calcio di punizione, ho visto l’arbitro sventolare prima un cartellino giallo e poi uno rosso. Inizialmente», racconta Segalotti, «da dove mi trovavo non mi sono accorto di nulla, ma poi ho visto scatenarsi la rissa, e sono intervenuto per cercare di dividere i giocatori e di sedare gli animi molto accesi».

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Un tentativo, quello del portiere, che non ha però sortito gli effetti sperati, e che si è concluso nel peggiore dei modi, ossia con un pugno sferratogli in faccia da uno degli avversari che l’estremo difensore stava cercando di allontanare dalla rissa: «Quello che ricordo è che a un certo punto mi è arrivato un pugno che mi ha centrato all’altezza dell’orecchio, e nel cadere a terra l’ultima cosa che ho sentito sono stati i tre fischi da parte dell’arbitro che ha sospeso la partita. Anche se sono rimasto cosciente nonostante il profondo taglio all’orecchio, ricordo che mi sono ritrovato in ambulanza e poi in ospedale, dove mi sono stati applicati 5 o 6 punti per suturare la ferita».

Un epilogo disastroso, e che Segalotti, a circa 24 ore di distanza, analizza con grande amarezza: «Dispiace tantissimo vedere queste cose perché a 39 anni, con moglie e figli a casa, la prima cosa a cui pensi è quella di mollare tutto e abbandonare. Ci sono persone che non hanno nulla da perdere e che non hanno nulla a che fare col calcio e credo con lo sport in generale. Per quanto riguarda quello che mi è successo, posso dire che andrò avanti per vie legali, e che ho intenzione di sporgere denuncia, ma a livello umano, dopo tanti anni vissuti sui campi di calcio, queste sono cose che non dovrebbero mai accadere e che davvero fanno pensare di smettere e di lasciare definitivamente il mondo del calcio».