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Basket, l’allenatore dell’Amatori Pescara Salvemini: «Contento se diamo il massimo»

L’esordio al suo secondo anno alla guida dell’Amatori Pescara non è stato battezzato con una vittoria (i biancorossi sono stati infatti sconfitti di misura dal San Severo), Giorgio Salvemini conosce bene l’ambiente, ed è pronto e carico a tuffarsi in un nuovo campionato di Serie B con la consapevolezza dei propri mezzi e di quelli dei suoi uomini.

Il coach della squadra di basket pescarese ha infatti analizzato tutti gli aspetti relativi alla programmazione e agli obiettivi per questa stagione, spiegando anche i motivi delle scelte fatte a livello di roster, e illustrando pregi e difetti della squadra. Il tutto, in una lunga e interessante intervista.

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Coach Giorgio Salvemini, sta per iniziare la tua seconda stagione consecutiva sulla panchina dell’Amatori Pescara: quali motivazioni ti hanno spinto a restare in biancorosso?
Sono contento che l’Amatori Pescara mi abbia scelto per un progetto così ambizioso, e stra-contento perché quando con la società ci siamo seduti a un tavolo per ripianificare la nuova stagione, abbiamo immediatamente condiviso l’idea di continuare il percorso iniziato l’anno scorso, confermando gran parte del roster: sul contratto avevo una clausola d’uscita, che non ho mai pensato di esercitare. Inoltre la struttura, l’organizzazione e le capacità presenti in questa società ti spingono a sposare questo progetto per lungo tempo.

Quanto è importante ripartire da una base consolidata, viste le sette conferme su dieci rispetto all’organico dello scorso anno?
È un aspetto decisivo, perché l’idea di continuità nel lavoro ti aiuta nel quotidiano, partendo da una base di conoscenza elevata. Poi ovviamente ogni campionato è diverso, e le strategie di una squadra possono cambiare, ma aver già strutturato un’identità è molto importante. Ai sette decimi aggiungo De Vincenzo, che ho già allenato due anni fa a Lanciano, agevolando ulteriormente il mio processo di conoscenza della squadra.

Cosa ti aspetti dai nuovi arrivati, e perché li hai scelti?
Li ho scelti, e ringrazio la società per aver concretizzato i loro acquisti, cercando di migliorare la base di una squadra che lo scorso anno ci ha regalato una semifinale. De Vincenzo rappresenta un’arma importante dalla panchina, soprattutto perchè quest’anno vogliamo avere sempre almeno due giocatori in grado di portare palla. Abbiamo così rinunciato ad un “3” puro per sostituire De Martino, promuovendo in quel ruolo Marco Timperi ed avendo tante soluzioni nei ruoli di play e guardia con Di Fonzo, Pepe e De Vincenzo stesso, cercando di sgravare Rajola dal ruolo di unico portatore di palla. L’arrivo di Tabbi, un giocatore di 205 cm, nasce dall’esigenza di aggiungere qualche centimetro in più, colmando quello che probabilmente si è rivelato lo step decisivo negli scorsi playoff, impedendoci di raggiungere la Finale. Il ritorno di Matteo Timperi mi fa enormemente piacere: ci avevamo parlato già l’anno scorso, quando scelse di giocare in DNG a Roseto, e adesso sono contento che faccia parte della squadra.

Rispetto ad altre squadre dall’età media più elevata, avere a disposizione un roster così giovane che può migliorare durante l’anno può essere un fattore-chiave?
È stata la chiave della stagione scorsa, assieme al fatto che la società mi abbia supportato e sopportato. Tra queste due parole non c’è solo una vocale di differenza, ma soprattutto la capacità di sposare e ricordarsi sempre questo progetto, anche quando durante l’anno si incontrano delle difficoltà. Dati alla mano, abbiamo ringiovanito la squadra in tutti e tre i cambi operati sul roster, ma questa dev’essere la nostra forza e non un limite, anche se in questo momento rispetto a giocatori navigati ed esperti sicuramente può esserlo. Bisogna proiettare questa cosa sul lungo periodo: l’anno scorso siamo riusciti a farlo ed abbiamo quasi sfiorato la Finale, penso che sia stato qualcosa di strepitoso.

Che impressione ti ha fatto la squadra nelle prime amichevoli?
Sono contento dell’approccio che abbiamo, della voglia di giocare e conquistarci ogni singolo possesso offensivo e difensivo. E’ legittimo che la gente esprima le proprie valutazioni, ma chi vede questi ragazzi tutti i giorni, con l’impegno e la fatica che ci mettono, sa che è capibile qualche momento di stanchezza e poca lucidità. Non alleniamo le amichevoli ma i periodi, ed è una cosa ben diversa.

Il girone di quest’anno si presenta equilibrato e competitivo, ma senza una vera e propria favorita come poteva essere la Agropoli dello scorso anno.
A mio giudizio ci sono tre squadre che sulla carta, roster alla mano, hanno qualcosina in più: si tratta di Falconara, Montegranaro e San Severo. La carta non ti aiuta a vincere, altrimenti sarebbe troppo semplice, ma sono organici importanti. Dietro di loro, che non hanno comunque una differenza esorbitante rispetto alle altre, c’è un campionato livellatissimo: qualche sorpresa potrà anche inserirsi tra queste tre, e non saprei definire ad oggi la griglia delle prime 8-10 squadre. La vera differenza rispetto al campionato scorso, è che non ci sarà più il netto stacco dietro le prime quattro/cinque in classifica: quest’anno sarà difficile compiere strisce positive o negative di risultati, visto il livellamento verso l’alto ed i valori molto simili delle squadre.

Con un equilibrio così diffuso al vertice potrebbe fare la differenza non perdere punti, soprattutto in trasferta, contro le cosiddette squadre di seconda fascia?
Sicuramente, ma per noi a fare la differenza è la propria squadra. Per abitudine guardiamo realmente poco a quello che fanno gli altri, e questo ovviamente non significa che non prepariamo le partite o non facciamo scouting. Dobbiamo però avere un’identità nostra, e arrivato all’ottavo campionato di B con una certa esperienza alle spalle, sono convinto che a fare la differenza sia la qualità delle persone che alleni, più che gli aspetti tecnico/tattici. Ciò che ti fa vincere le partite è la capacità di farsi scivolare addosso gli errori dell’allenatore, dell’arbitro e dei compagni: se riusciremo a diventare gruppo il prima possibile, e non un agglomerato di persone che si ritrovano, potremo veramente dire la nostra. E su questo non ho dubbi, perchè la qualità delle persone che alleno è davvero elevata.

Che lavoro state portando avanti con il settore giovanile, di cui sei responsabile, e quali sono le principali novità a breve e lungo termine?
Credo che a livello giovanile l’Amatori sia una realtà davvero radicata sul territorio. Sono responsabile dall’anno scorso, e il lavoro fatto è stato quello di dare un’identità ben precisa e marcata a quello che facevamo: a volte ci siamo riusciti, in altre occasioni abbiamo sbagliato, ma seguendo sempre questi criteri. Quest’anno siamo andati ancora di più nello specifico, stringendo collaborazioni importanti con Montesilvano e, quella che in questo momento è sulla bocca di tutti, con la Pescara Basket. Penso che con questi accordi la qualità del nostro vivaio possa elevarsi: in Serie B paghiamo solo quattro parametri, ed è davvero “tanta roba”, perché significa che il lavoro svolto porta dei giocatori di proprietà in prima squadra. Questo, oltre che una grandissima soddisfazione, significa stimoli e progettualità per le nostre giovanili: altre realtà vendono queste cose, ma qui sono i dati di fatto che parlano. Riallaccandomi alla prima domanda, questo è uno dei motivi per cui realmente uno appoggia questo progetto, ed è lusingato di essere scelto per guidarlo: è davvero gratificante.

Un allenatore ha bisogno di uno staff adeguato per lavorare nelle condizioni ideali: sei soddisfatto della “squadra” che lavora quotidianamente con te?
Questa domanda mi venne posta anche lo scorso anno, e risposi facendo i complimenti alla società che mi mise nelle condizioni di poter scegliere il mio staff, avendo le persone giuste al posto giusto. In questa stagione è stato fatto un ulteriore passo avanti, migliorandolo con l’ingresso di Roberto Perricci: penso che, anche qui, oltre alle indubbie capacità tecniche abbiamo persone di notevole qualità. La famiglia Amatori è davvero qualcosa di importante: mi piacerebbe realmente, e lavoreremo tutti i giorni per questo, creare una comunità di pallacanestro a Pescara, dove la gente si senta davvero appartenente a qualcosa. E’ il mio sogno nel cassetto.

Ti riconosci nella definizione di essere un allenatore che pretende molto dai suoi giocatori in campo, ma instaura con loro un buon rapporto fuori dal parquet?
Sono uno che a volte spacca il capello, perché ritengo fondamentale il lavoro in palestra, ma allo stesso tempo credo che la condivisione con i propri giocatori degli aspetti emotivi, dei propri caratteri e dei propri obiettivi sia determinante. Quindi sì, mi riconosco in questa definizione.

A fine anno Giorgio Salvemini sarà contento se …?
Se avremo dato il massimo!


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