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Daniela Musini si racconta, da d’Annunzio all’amore per l’Abruzzo

Daniela Musini, scrittrice, attrice, drammaturga, pianista, talentuosa artista abruzzese a 360 gradi, è diplomata in pianoforte e ha 2 lauree, una in Lingue e Letterature Straniere e l’altra in Lettere Moderne.
Come autrice teatrale ha al suo attivo la scrittura di 9 testi e 17 premi letterari vinti, tra cui il Premio Internazionale Garcia Lorca di Torino 2004 e il primo posto “Premio Luce dell’Arte” per il Teatro 2012 di Roma. Con il testo “Mia Divina Eleonora” ha ottenuto 6 prestigiosi riconoscimenti e con “I 100 piaceri di d’Annunzio” ne ha vinti ben 11.
Ha inoltre conseguito 11 riconoscimenti nazionali e internazionali alla carriera tra cui il Premio Internazionale Adelaide Ristori al Campidoglio di Roma, il Premio Donna dell’Anno 2008 al Palacongressi di Lugano e il Premio Internazionale Globo Tricolore 2012 assegnato solo a 19 italiani in tutto il mondo.
Daniela Musini ci ha raccontato la sua esperienza, la carriera ricca di successi e grandi emozioni e le mille sfaccettature di un’artista che è un vulcano di idee sempre in eruzione.

Per vedere la Galleria di Foto di Daniela Musini, cliccare sull’immagine qui in basso:
Daniela Musini al Kulturny Dom di Gorizia

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Daniela Musini, scrittrice, attrice, drammaturga e pianista, come è nata la sua passione per queste arti?

«È nata sin dall’infanzia, poiché fin da piccola sono stata attratta dalla musica. Ho avuto un nonno violinista e mandolinista che mi ha trasmesso l’amore per la musica e per la lirica in particolare ma sono sempre stata attratta dal palcoscenico, dall’affabulazione, dal raccontare. L’amore per il teatro e per la scrittura sono frutto di una germinazione unica derivante dalle fiabe che mia madre e mia nonna mi narravano durante i lunghi pomeriggi invernali oppure quando mi ammalavo. Ero una bambina che quasi desiderava ammalarsi per quanto adorava ascoltare ancora e ancora quei racconti. La lettura per me è stato il primo, insopprimibile amore e la grande passione per l’affabulazione si è tradotta, nel corso della mia carriera, in due correnti che vanno di pari passo, ossia il racconto teatrale e di conseguenza il mio essere autrice teatrale e poi attrice e il racconto narrativo che è sfociato nello scrivere biografie e romanzi storici, i generi che più prediligo. L’affabulazione è la cifra che connota un po’ tutta la mia carriera perché mi piace raccontare anche attraverso la musica e il pianoforte: non a caso, le musiche che utilizzo e scelgo hanno una funzione non da sottofondo musicale ma sono esse stesse personaggi».

Lei è una grande amante di Gabriele d’Annunzio ed Eleonora Duse. Quali sono gli aspetti che più ama di questi due personaggi?

«La lussureggianza del vivere, la capacità innovativa, il coraggio, la cultura onnivora di Gabriele d’Annunzio, la sua capacità di rinnovarsi e di essere sempre avanti coi tempi. Eleonora Duse è stata il mio mito: una donna appassionata, tragica, dolente, che rispecchia anche la natura così multanime delle donne. È stata una donna forte e fragile, volitiva e remissiva, coraggiosa e che ha sfidato i tempi.
Mi piace molto, infatti, il senso della sfida che c’è in questi due personaggi: lei che nel 1885 donna, parte e con tutta la sua compagnia (lei era capocomico) va in tournée, attraversa l’Oceano e si reca in America Latina. Una donna che ha avuto il coraggio di vivere passioni pericolose, di sfidare la morale del tempo. Mi piace questo osare, non a caso “Memento audere semper” è un po’ anche il mio motto. In me non c’è la trasgressione che c’è stata in questi 2 personaggi, ma c’è  una trasgressione a livello intellettuale: amo pormi traguardi sempre più difficili, mettermi alla prova. Ciò deriva anche da un aspetto di me di cui non tutti sono a conoscenza: sono stata campionessa di molti quiz. Nel 1988, durante il cinquantenario della morte di d’Annunzio, partecipai al programma TeleMike condotto da Mike Bongiorno, portando proprio d’Annunzio come materia. Divenni campionessa per 4 puntate vincendo una somma decisamente notevole. Sono stata campionessa di 5 quiz e ho il primato italiano. Questo per dire che adoro mettermi in discussione».

Quali sono le pérformances che ricorda con maggiore emozione?

«Sicuramente, in Italia, quando mi sono esibita per la prima volta al Vittoriale: è stata una grande emozione, un pathos incredibile. Vedevo il fantasma di d’Annunzio aleggiare, lo sentivo là, c’era. Chiaramente lo dico in maniera scherzosa, però è stata un’emozione indimenticabile. Poi, al Teatro Bibiena di Mantova, uno dei teatri più belli al mondo, dove ho interpretato Eleonora Duse, ho sentito un’emozione veramente forte perché è un luogo straordinariamente bello ed ero stata inserita in un cartellone con personaggi di rilievo come Gianmarco Tognazzi, Gullotta e altre personalità importanti. Per quanto riguarda l’estero, sono tre i momenti che ricordo con maggiore emozione: il primo a Kyoto, immersa in una cultura totalmente diversa, dove si verificò un’indimenticabile episodio: tra il pubblico, come ospite d’onore c’era il principe Tomodata Iwakura, compagno di banco dell’imperatore Hiro Ito nonché il più grande studioso di Dante in Giappone. Quando è entrato il pubblico si è dapprima inchinato verso di lui e poi verso di me, mentre uscivo sulla scena: un ricordo indelebile. San Pietroburgo è stata pure una città magica dove mi hanno accolto con grande entusiasmo. È stato un momento incredibile poiché in quella stessa città, nel 1891, Eleonora Duse ebbe un successo strepitoso.
Lì ho portato due spettacoli, uno interamente su d’Annunzio, “Amore mio crudele”, e il monologo “Gabriele ed Eleonora, una passione scarlatta”, tratto da “Mia divina Eleonora” che interpretai con Paola Gassman nelle vesti di Sarah Bernhardt. Dopo la mia pérformance, alla fine della seconda serata, vi fu un ricevimento in mio onore e mi accolsero con dei cartelloni su cui era scritto: “Bentornata Eleonora Duse”. Un momento da brivido. Infine, altri momenti indimenticabili li ho vissuti a Philadelphia e poi a Pittsburgh, dove è morta la Duse. Sono stata l’unica attrice al mondo ad andare ad omaggiare la Duse proprio in quella sede.
Lì, dove interpretai nuovamente Eleonora, avvenne un episodio memorabile: il City Council, giunta comunale della città, all’unanimità decretò quel giorno, il 1 giugno 2012, come “Eleonora Duse’s day” piuttosto che il 21 aprile, giorno in cui lei morì».

3 aggettivi per descrivere Daniela Musini?

«Intensa, intensa, intensa».

Quando si hanno tanti talenti, è facile coltivarne uno piuttosto che un altro ma saper fare buon uso di ognuno di essi non è da tutti. Come riesce a condensare tutti questi doni?

«Sono una persona a cui piace fare tutto e lo faccio. Tra un mese compirò 59 anni, alla mia età dovrei scegliere cosa fare e cosa non fare, fare dei bilanci…Ebbene, io non faccio mai bilanci, faccio progetti. Mia nonna fa progetti a 103 anni, figuriamoci io che ho la metà dei suoi anni».

Qual è l’opera di d’Annunzio a cui è più legata?

«Sicuramente “Il piacere”, perché è stata la prima opera che ho letto del Vate. Si tratta di un romanzo proibito che lessi di nascosto a 14 anni e poi “La Pioggia nel Pineto” che è quella che ho portato in tutto il mondo. Credo di essere l’attrice che dopo Albertazzi l’ha interpretata di più a teatro».

Progetti futuri?

«Sto preparando un progetto straordinario che per scaramanzia non posso ancora rivelare: un nuovo testo teatrale che susciterà molto interesse».

Un messaggio per i lettori di PescaraPost che la seguono?

«Siate fieri ed orgogliosi di un personaggio come d’Annunzio che ci invidiano in tutto il mondo. Su Google, dopo Dante, il più cliccato è d’Annunzio. All’estero, dopo Dante, si studia d’Annunzio…però qualcuno a Pescara se n’è scordato. Amate la cultura e soprattutto la nostra regione, sono fortemente legata al mio Abruzzo e mi sento abruzzese con tutti i difetti e i pregi degli abruzzesi».