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Teatro, Stefano Accorsi e Marco Baliani in scena il 28 e 29 marzo

Stefano Accorsi e Marco Baliani a Pescara per portare in scena, al teatro Circus, “Giocando con Orlando“, liberamente tratto dall’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. I 2 artisti, che si esibiranno per la prima volta in città, chiuderanno la 51esima stagione teatrale della Società del Teatro e della Musica interpretando lo spettacolo teatrale domani, martedì 28 marzo, alle ore 21, con replica mercoledì 29 marzo alle ore 17.

Lo stesso Baliani si occupa dell’adattamento teatrale e della regia, mentre le scene sono di Mimmo Paladino, l’impianto scenico di Daniele Spisa, i costumi di Alessandro Lai e le luci di Luca Barbati.

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A fare da anteprima allo spettacolo, lo Società del Teatro e della Musica e Florian Metateatro-Centro di Produzione Teatrale hanno organizzato per domani, martedì 28 marzo, “Incontro con Baliani”, un colloquio con Marco Baliani con ingresso libero alla libreria laFeltrinelli.

È possibile acquistare i biglietti dello spettacolo direttamente al Circus nei giorni degli spettacoli o nella sede della Società del Teatro e della Musica in via Liguria (0854221463) dalle ore 10 alle 13 e dalle 16 alle 19:30.

Queste le note di regia di Baliani:

«Ma che c’entra Baliani con Accorsi? Tutt’e due in scena, due attori così diversi? Cosa è successo? Il Furioso Orlando con in scena Stefano Accorsi e Nina Savary ha girato moltissimo e ha avuto il pregio di fare riscoprire l’immensa opera di Ariosto a migliaia di spettatori. Poi, complice il caso, ne è nata una seconda versione: mi ero accorto che quello che avevamo fatto fino ad allora era una scoperta interessante, ma si poteva fare di più. Mentre seguivo Nina Savary e Stefano Accorsi nella loro evoluzione, e vedevo la forza teatrale del repertorio, della ripetizione che genera nuove idee, ho provato a immaginarmi Ludovico Ariosto che declamava il suo poema. Ma declamava poi? Come raccontava le vicende, c’era musica, la faceva lui, era da solo? Come gli nascevano i cambi di scena, l’abbandono di un filone per cercare una nuova puntata recuperando un eroe dimenticato alcuni capitoli prima? Come decideva di accorciare, tagliare, ricucire, stava attento alle risposte del suo pubblico, provava prima di mettersi all’opera? Sono corbellerie queste? Forse sì, lo sono, ma da artista devo immaginare un corpo in scena che dice parole e allora perché non provare a rendere il poema ancor più giullaresco, a farlo parente di quell’altro teatro che si svolgeva, appena fuori da quelle corti, nelle stesse piazze, magari con guitti che citavano a memoria gli stessi episodi, ma più rozzamente? Così ho voluto provare a esplorare il testo in una direzione ancor più radicale. Il gioco del teatro nel teatro è vecchio come il mondo, l’arte è saperlo condurre in un precario equilibrio, a misura, senza intaccare mai la poesia del poema, senza deridere i personaggi, senza distanza, ma con tutta la compassione amorosa dei guitti che amano le loro creature perché ci si identificano. In questa nuova versione di Giocando con Orlando c’è molta fisicità, senza scene, senza illustrazioni di alcun tipo, ogni gesto, parola, suono, musica, temporale, vento e accidenti vari viene emesso da quei nostri due corpi affannati e saltellanti. Il centro resta sempre il tema dell’amore, corrisposto e non, violento e non, tradito e non, con le due coppie di Orlando e Angelica e Bradamante e Ruggiero, e noi due che entriamo e usciamo dai personaggi, creandone altri intorno, mostri compresi, giocando, appunto, sulla corrispondenza delle rime infilate in un ritmo galoppante, con molta improvvisazione verbale, con rime difficili da trovare, con gesti difficili da compiere. Saltando spazi e tempi con un semplice gioco di luci, o con un salto in più su una pedana rialzata. Stefano è il cantore che aggancia i vari episodi in un flusso più continuativo, io invece sono un fool, a far da regista in scena, a diventare spalla e comprimario, a tendere trappole e inventare strofe. Ma ecco, che grazie a questo gioco, a questa ludica gioia teatrale, a tratti appare, per intero, la passione dell’amore, distillata e resa straziante, la forza dell’amicizia, in un attimo di commossa fratellanza, la furia della gelosia in un esercizio distruttivo. Giocando con Orlando saprà sorprendere lo spettatore che, dopo esser stato condotto al campo da gioco, alla giostra e alla helzapoppiniana baraonda, si troverà all’improvviso di fronte a qualcosa di antico: i sentimenti. Avrà appena il tempo per sentirli e provare qualcosa che assomiglia alla nostalgia, per poi essere trascinato di nuovo sulle montagne russe dell’Ippogrifo volante o dell’Orca ruggente».