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Ragazze portate in Italia illegalmente e costrette a prostituirsi a Pescara e Montesilvano: arrestati 2 latitanti

Avrebbero fatto entrare illegalmente delle giovani donne in Italia per poi costringerle a prostituirsi tra Pescara e Montesilvano: questo quanto emerso nel corso delle indagini condotte dalla polizia e che ha portato all’arresto di due latitanti.
Nello specifico, a finire in manette, rintracciati in Germania, una coppia di cittadini nigeriani, rispettivamente marito e moglie, individuati all’estero grazie alla stretta collaborazione tra polizia di Pescara, Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine, Interpol e polizia tedesca.

Nella città tedesca di Grevenbroich sono stati infatti individuati e arrestati J.I., 34enne, e sua moglie, P.O., 25enne. La coppia verrà estradata nei prossimi giorni e sottoposta a interrogatorio da parte del Gip dell’Aquila, che ha emesso il mandato di arresto europeo nei loro confronti su richiesta del pm.

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I due arrestati erano latitanti dallo scorso mese di marzo, a seguito di una operazione riguardante la tratta di esseri umani, il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e lo sfruttamento della prostituzione.
Secondo quanto scoperto nel corso delle indagini condotte dalla Squadra Mobile, la coppia avrebbe fatto parte di un sodalizio criminale con base nel territorio abruzzese e con collegamenti all’estero.

In pratica la banda era dedita alla tratta internazionale di esseri umani: diverse ragazze nigeriane, secondo quanto appurato, sarebbero state fatte entrare in Italia in maniera illegale e poi avviate allo sfruttamento della prostituzione.
L’organizzazione criminale avrebbe avuto come “basi logistiche” due appartamenti, uno a Pescara e l’altro a Montesilvano, all’interno dei quali venivano fatte alloggiare le giovani avviate alla prostituzione.

Il tutto avrebbe avuto inizio dalla denuncia di un delle ragazze la quale, dopo essere sfuggita ai suoi aguzzini, avrebbe denunciato il tutto in questura.
La ragazza avrebbe raccontato alla polizia di Pescara quanto le era accaduto: la coppia di latitanti appena arrestati, dietro un compenso di 20mila euro, avrebbe promesso alla giovane l’approdo in Italia e un “onesta attività di lavoro”.

Le cose nella realtà si sarebbero però rivelate ben diverse: la giovane sarebbe infatti entrata illegalmente in Italia dopo un lungo e pericoloso viaggio attraverso Nigeria, Iran, Turchia e Grecia.
Una volta arrivata a destinazione, infine, i due arrestati avrebbero costretto la ragazza a prostituirsi. Il tutto, sotto pesanti minacce e sottoponendola al rito voodoo.

Nonostante ciò la giovane avrebbe avuto il coraggio di raccontare tutto agli agenti e, dopo essere stata collocata in una struttura protetta, avrebbe proseguito nella collaborazione con gli investigatori.
Grazie ai suoi racconti e da operazioni di ascolto telefonico, da perquisizioni, pedinamenti e raccolta di diverse testimonianze, le approfondite indagini avrebbero permesso di scoprire l’esistenza di una rete criminale di carattere transnazionale.

Oltre ai due latitanti arrestati, l’organizzazione avrebbe avuto referenti sia in Italia che all’estero e, oltre a essere dotata di grandi disponibilità economiche, sarebbe stata in grado di procurare documenti falsi e di organizzare e gestire la tratta di ragazze dal centro dell’Africa verso l’Italia, da avviare poi alla prostituzione.