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Donna morta a Pescara, arrestato il compagno

Un uomo è stato arrestato a Pescara dai carabinieri per la morte della donna sua convivente: questa la novità emersa ieri, mercoledì 28 novembre, per quanto riguarda la donna di 53 anni trovata morta davanti all’uscio di casa il 30 maggio scorso (guarda foto e dettagli QUI).

A finire in manette, nell’operazione condotta dai carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Pescara ìm G.C., 67enne di origini rumene, arrestato in esecuzione dell’ordinanza di curstodia cautelare in carcere per maltrattamenti in famiglia aggravati dall’evento morte.

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Il provvedimento dell’autorità giudiziaria eseguito ieri scaturisce dalle approfondite indagini dei carabinieri partite sin dal giorno del rinvenimento del cadavere della 53enne convivente dell’uomo del maggio scorso (foto e dettagli QUI).

Tutto sarebbe partito nel tardo pomeriggio, quando l’uomo ha chiamato il 112 riferendo della morte della compagna.
All’arrivo dei militari la donna era stata trovata supina a terra nei presi del portone di casa, e presentava delle ecchimosi in varie parti del corpo.

L’uomo sarebbe apparso ai carabinieri confuso e sotto l’effetto di alcol.
Dopo essere stato accompagnato al pronto soccorso il 67enne avrebbe iniziato a rendere le prime dichiarazioni su quanto avvenuto, fornendo però diverse versioni dei fatti, ritenute dai militari confuse e contraddittorie.

Nei giorni successivi al fine di ricostruire l’intera vicenda gli investigatori hanno ascoltato parenti e conoscenti della coppia.
Secondo i militari, sarebbe emerso un comportamento violento da parte dell’uomo il quale avrebbe in diverse occasioni maltrattato la compagna sia fisicamente che verbalmente.

Gli stessi familiari avrbbero raccontato di aver visto in diverse circostanze la 53enne con lividi ed ecchimosi sul corpo e che, solamente dopo le pressanti richieste di spiegazioni, la vittima avrebbe riferito, “a mezza bocca” secondo gli investigatori, di aver subito percosse dal convivente.
In supporto delle indagini sarebbero emerse anche delle intercettazioni telefoniche dell’utenza dell’arrestato.

Stando a quanto spiegato dai carabinieri, “nel corso delle telefonate con i suoi amici e conoscenti che gli chiedevano cosa fosse accaduto alla sua compagna, l’uomo ripeteva, sempre in maniera confusa e contraddittoria, la stessa versione dei fatti, raccontata agli inquirenti, modificando piccoli particolari”.

E anche in base a queste ultime, gli inquirenti sarebbero giunti alla conclusione che il racconto non fosse “genuino”.
In una telefonata, secondo quanto riferito dai militari, effettuata dall’uomo subito dopo l’uscita dalla caserma per la notifica di un atto, il 67enne avrebbe chiamato un suo amico pronunciando la frase “Non mi hanno chiuso, stupidi del cavolo!”: quest’ultima sarebbe stata pronunciata, sempre stando a quanto spiegato dagli investigatori, con un tono beffardo, e con ogni probabilità in riferimento al fatto che non fosse stato arrestato.

Ulteriori elementi sarebbero emersi in seguito all’autopsia sul corpo della donna.
La morte sarebbe stata causata da “un’insufficienza cardio-respiratoria da emotorace massivo sinistro e sbandieramento medianistico a destra”: in altri termini, secondo quanto riferito dai carabinieri, “il quadro emorragico che ha causato il decesso era stato indotto per effetto traumatico perforativo sul polmone sinistro, escludendo la causa accidentale dell’evento”.

L’esame spacifico svolto sulle ecchimosi e i lividi rinvenuti sul corpo della 53enne avrebbero inoltre permesso di appurare come “il quadro polilesivo non può essere riconducibile a traumatismi da un’unica caduta accidentale, come, invece, era stato riferito dall’indagato che sosteneva di averla trovata già morta in seguito ad una ipotetica caduta”.

Alla luce delle indagini svolte dai carabinieri, che avrebbero scovato e smascherato le contraddizioni nel racconto dell’uomo, e della perizia, dalla quale sarebbe risultato che la vittima, “in prossimità dell’esito infausto, aveva subito numerosi colpi in svariate parti del corpo che ne avevano cagionato la morte”, è stata pertanto smontata la versione fornita dal 67enne.

L’uomo è stato pertanto arrestato e trasferito nel carcere di San Donato a Pescara.